A BANQUET (2022) di Ruth Paxton

Dalla Scozia ecco un nuovo horror psicologico sulla scia del filone cinematografico dove fede, folklore e sovrannaturale, o presunto tale, si incontrano pericolosamente tra loro. L’opera prima di Ruth Paxton è un film che macina a ritmo lento, prediligendo ambiguità e mistero al sensazionalismo estremo, evitando risposte ma alimentando la storia di continue domande, spesso surreali e apocalittiche. Dopo la morte del marito, Holly prova a mantenere salda la famiglia assieme alle due figlie. La più grande delle due, Betsey, una sera è folgorata da una profonda illuminazione lunare, finendo per convincersi di essere al servizio di un misterioso potere superiore. Betsey, a seguito di questo evento, si rifiuta di mangiare senza però perdere peso. In un agonizzante dilemma diviso tra amore e paura, fede e folklore, Holly è costretta a confrontarsi con i confini delle proprie convinzioni, religiose e non solo ….. A visione terminata A BANQUET rimane una grossa occasione sprecata, in quanto, per rimanere in tema con buona parte della pellicola, la trama viene alimentata continuamente di pessimismo cosmico ed eventi familiari nefasti, senza mai esplodere praticamente mai. O perlomeno ci prova nel finale senza troppa convinzione o forse eccessiva confusione. Una parte conclusiva più estrema e scioccante, avrebbe dato lustro anche a tutta la parte precedente della pellicola, e saremmo qui a lodare un nuovo SAINT MAUD. Pur non brillando per originalità, il film ha diversi spunti interessanti, come ad esempio il parallelismo tra anoressia e possessione ultra terrena, l’evoluzione familiare autodistruttiva e i sensi di colpa che sembrano riproporsi nuovamente per la madre, dopo aver perso il marito per una terribile malattia. A rendere piacevole e accattivante la pellicola abbiamo una fotografia sempre sul pezzo, sinistramente cupa e claustrofobica, in grado di rendere magistrale la fusione tra surreale cosmico e drama terreno, afferente l’avversione totale al cibo da parte di Betsey. Aggiungiamoci effetti speciali pochi ma buoni, e finiamo per promuovere tutta la cornice di questo singolare horror psicologico, dove si sfiora più volte il body horror e l’estremo. A far storcere il naso è proprio il cuore del film, incapace di mettere sul piatto, con la giusta cottura, tutte le tematiche, troppe, presentate lungo tutta la pellicola. Il mistero e l’incertezza su cosa stia realmente accadendo (possessione vera o solo presunta?) non sfumeranno nemmeno nel succitato finale, aperto a troppe e possibili verità su quanto visionato. A rendere più che discreto il tutto abbiamo ottime recitazioni e una regia di qualità, nonostante si tratti di un’opera prima. Niente male ma lontano anni luce dalle pellicole più estreme afferenti la cristologia, il martirio e le possessioni estreme. VALUTAZIONE 3/5

H.E.

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