A PRAYER BEFORE DAWN (2018) di Jean-Stéphane Sauvaire

Opera viscerale e senza respiro che mescola sapientemente prison e boxing movies, o meglio ‘Muay Thai’, leggendaria boxe thailandese praticata oramai in tutto il mondo ma primordiale e parte integrante della cultura della Thailandia. Questo film, tratto da una storia vera, si ispira al romanzo omonimo e autobiografico di Billy Moore, un inglese emigrato in Thailandia per sfuggire ad un presente di tossicodipendenza e alcolismo nel suo paese. Billy, purtroppo per lui, proprio mentre stava riuscendo a disintossicarsi, non resiste e prova la potentissima yaba, nota ai più come ‘droga della pazzia’, una metanfetamina dagli effetti devastanti. La vita di Moore ritorna in breve quella di prima: in bilico tra dipendenza e criminalità, si guadagna da vivere con combattimenti di boxe illegali, fino a quando non viene arrestato e imprigionato a Klong Prem, un luogo in cui la vita non ha più alcun valore e la sopravvivenza, di un uomo ‘diverso’ da tutti gli altri, è appesa ad un filo sottile e quasi invisibile …..
Film che viaggia ad un ritmo serrato con lunghi silenzi ed immerso in un mare di sudore, muscoli, violenza estrema classica dei migliori prison movie (umiliazioni, suicidi e stupri selvaggi omosessuali non mancheranno). Il tutto destinato a fondersi alla perfezione con la tradizionale e sopra citata boxe thailandese, tra scontri durissimi ed una lotta che va oltre a quella del ring, ma determinante per fuggire all’incubo della tossicodipendenza e unica arma e luce per raggiungere quel rispetto, da parte di Billy, e salvare la pelle, in quanto solo e unico occidentale imprigionato nell’inferno di Klong Prem. L’amalgama perfetto tra gli elementi e generi sopra citati, amori omosessuali sottili e sfiorati (tra Billy ed un travestito carcerato come lui), tradizioni marziali ed altre legate a tatuaggi eccessivi (alcuni dei personaggi secondari sono ex carcerati e attori non professionisti), rendono credibile e magnetico il film, nonostante una sceneggiatura a tratti inesistente, dove le sorprese, afferenti il passato di Billy e la sua dipendenza ossessiva nei confronti della yaba, arrivano con il contagocce. Se il film alla lunga ti coinvolge e ti incolla allo schermo, il colpo di scena finale, originale e quasi documentaristico (anzi, togliamo il ‘quasi’), spiazza non poco, regalando emozioni sorprendenti, inaspettate e fortissime. Superlativa la regia (con gli incontri e scontri, fisici e psicologici all’interno del carcere, crudi ed incredibilmente realistici), ottima la fotografia, mai solare, ma soprattutto di valore assoluto la prova del protagonista Billy, interpretato magnificamente dall’attore inglese Joe Cole. Un’imperdibile pellicola drammatica, fulminante, feroce e amara, ma con un barlume di speranza e forza di volontà senza confini! VALUTAZIONE 9/10

 

H.E.