A SUN (陽光普照) del 2019 di Chung Mong-Hong

“La cosa più giusta del mondo è il sole. A qualsiasi latitudine, qualsiasi posto sulla Terra in un anno … riceve la stessa quantità di luce e buio”. Da Taiwan ecco spuntare un notevole dramma familiare, costellato da molteplici tragedie e avversità, spalmato in maniera meravigliosa e poderosa su 155 minuti. A SUN (titolo internazionale), giunto da noi grazie a Netflix, è un film taiwanese tra i più osannati, premiati e glorificati del cinema asiatico nel 2019. Meritatamente viene da dire a fine visione, perché pur navigando a bassa velocità le onde da affrontare per i Chen, una famiglia taiwanese della media borghesia, finiranno per travolgere emotivamente anche noi Tra criminalità di strada, suicidi, vendette e tragedie devastanti, il percorso di redenzione costringerà i Chen ad affrontare senza filtro i demoni che hanno sconvolto il loro apparente ed iniziale equilibrio familiare. Il giovane A-Ho, aiutato dal suo ‘amico’ Radish, decide di spaventare a morte un loro coetaneo, Oden, che lo aveva umiliato in precedenza. Radish, nella spedizione punitiva, si fa prendere letteralmente la ‘mano’ dalla foga e taglia di netto, con il machete, la mano a Oden. Questo evento scatenerà una reazione a catena che porterà prima A-Ho in un carcere minorile e successivamente darà vita ad una serie di situazioni per la famiglia Chen sempre più tragiche ed impossibili da gestire. Il padre del ragazzo amputato chiede una grossa somma di risarcimento al padre di A-Ho, mentre una ragazza di quindici anni si presenta a casa loro incinta di A-Ho. Se l’equilibrio mentale nella famiglia sembra oramai appeso ad un filo, l’unico equilibrato sembra essere il fratello maggiore di A-Ho, brillante studente universitario e preferito del padre. Quando la famiglia sembra sulla giusta via, ospitando in casa la ragazza incinta di A-Ho assumendosi temporaneamente le responsabilità del figli in carcere, un vento tragico la sconvolgerà nel profondo, destabilizzandola in maniera distruttiva e forse irreversibile …….Se l’inizio è decisamente shock (e perfino grottesco, in quanto la mano amputata finisce in un pentolone di zuppa), la pellicola sceglie una strada lenta, logorante e per lunghi tratti avara di informazioni sulla famiglia Chen. Le rivelazioni, amare ed allo stesso tempo sconvolgenti arriveranno, unendo i vari punti della trama in un unico telaio familiare dove sarà l’amore infinito dei due genitori a fare la differenza, nonostante, almeno per quanto concerne il padre, spesso fatica a prendere forma e sostanza. Pur ermetica e nebulosa, la prima ora del film avvolge lo spettatore in un’atmosfera drammatica, sospesa e priva di speranza, figlia di una rassegnazione detestabile che porterà a odiare prima A-Ho e poi il padre per il loro atteggiamento incomprensibile e privo di moralità e rispetto. Sarà proprio l’evento con protagonista il figlio maggiore a scardinare ed abbattere le barriere che hanno limitano per anni il loro difficile rapporto, portando la pellicola su livelli emotivi e struggenti elevati. Per entrare completamente in questo dramma estremo familiare il regista sembra non avere mai fretta di raccontare gli eventi, mostrando le crepe ed i segreti dei Chen sempre al momento opportuno e completando il puzzle dei ricordi imperniati sulle sofferenze attraverso scelte forti, che vanno in antitesi con l’apparenza di diversi protagonisti, i quali sono rappresentati in maniera egregia da parte di tutti gli attori. Un’altalena di emozioni e situazioni complicate, a volte (raramente) ammortizzate da frangenti bizzarri, che colpiranno forte al cuore sempre regalando, anche nei frangenti più duri, illuminanti analisi sui rapporti, mai facili, che nascono e crescono in un nucleo familiare. “Cogli l’attimo. Scegli la tua strada!” recita più volte il padre (rigido istruttore di guida) ….. mai scelta, nel finale, sarà così forte e profondamente colma di amore, rabbia e liberazione! Grandissimo ‘disturbing drama’!! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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