ABDUCTED IN PLAIN SIGHT (RAPITA ALLA LUCE DEL SOLE) del 2018 di Skye Borgman

 

Prendete TEOREMA, BORGMAN, VISITOR Q, HAPPINESS ed i lavori più estremi di Lanthimos e Lars von Trier, metteteli in un unico contenitore e ancora non avvicinerete ai livelli estremi di questo nuovo e raccapricciante documentario, perché la realtà, ahimè ….. supera sempre la fantasia, anche quella più estrema.
Dopo aver stressato online (inutilmente) per giorni la regista Skye Borgman, sperando di visionare in anteprima questo suo lavoro, per fortuna è giunto anche nel nostro bel paese, grazie a Netflix, quello che si preannuncia, a ragione, uno dei documentari più estremi mai realizzati fino ad ora, capace di stupire e rabbrividire sempre di più con il passare dei minuti.

ABDUCTED IN PLAIN SIGHT racconta, alternando interviste attuali ai vari protagonisti della vicenda, filmati e audio originali dell’epoca dei fatti e sequenze video (che ricostruiscono fedelmente gli eventi) realizzate con nuovi attori, la storia vera di un crimine inquietante da parte di un pedofilo ai danni di una bambina e della sua famiglia, sottoposti entrambi ad un incredibile lavaggio mentale.
Primi anni ’70. Ricca provincia americana dell’Idaho. Una famiglia benestante, i Borberg (composta da marito, moglie e le loro tre figlie, ancora bambine) accoglie con piacere i nuovi vicini di casa, i Berchtold. Sin da subito le due famiglie diventeranno amiche, condividendo serate, vacanze ed interessi comuni. Ben presto l’amicizia tra il quarantenne Robert e la maggiore delle loro figlie, la dodicenne Jan, si tramuterà in qualcosa di sempre più morboso e pericoloso, destinato nel tempo a tramutarsi in un’ossessione sempre più grande da parte di Robert nei confronti di Jan e che culminerà con il rapimento della stessa sotto il naso dei suoi genitori. Questo tragico evento sarà solamente l’inizio di un calvario (che scopriremo nel corso del documentario), destinato a durare per anni, coinvolgendo finti alieni, rapporti pedofili e omosessuali inizialmente impensabili, tradimenti e lavaggi del cervello senza fine da parte di Robert nei confronti di Jan e della sua famiglia ….
ATT.NE SPOILER
Più volte ci chiederemo sbalorditi come sia potuto accadere tutto questo. La complessità degli eventi narrati, la molteplice natura estrema di Robert, una persona in apparenza brillante e vincente, capace di adulare, attraverso rapporti sessuali, madre e padre di Jan solo per giungere a lei, ci lasceranno sconvolti in molteplici occasioni. E credetemi, al peggio non ci sarà mai fine. Ad illustrare la parte ‘logica’, se così possiamo definirla, abbiamo un agente dell’FBI, autore del primo arresto di Robert. Questo agente, oramai in pensione, si è visto, in quegli anni, sbriciolare tutte le accuse di pedofilia e rapimento nei confronti di Robert, proprio da parte dei genitori di Jan. L’inferno senza fine nel quale sarà catapultata la famiglia Broberg, causerà fastidio, rabbia ed incredulità, in quanto sembrerà ai nostri occhi impossibile non essere stati in grado di reagire, per due adulti, alla manipolazione estrema da parte di Robert. Le risposte arriveranno grazie soprattutto ad un’abilità nel montaggio della struttura del documentario da parte della regista Skye Borgman. Bravissima nell’intrecciare passato, presente, registrazioni originali (video e audio) con la ricostruzione attraverso nuovi attori di quei tragici momenti. Oltre a scavare a fondo nell’oscura infanzia di Robert, a dimostrazione che gli abusi, se nascosti, porteranno molte volte ad altri inevitabili abusi futuri. Mentre seguiremo rapimenti continui e momenti sempre più allucinanti, la credenza assurda da parte di Jan di essere stata rapita dagli alieni (grazie al lavaggio mentale del suo rapitore), in quanto per metà una di loro ed inoltre di essere l’unica salvezza per l’umanità a patto di rimanere incinta (guarda caso con Robert) a soli 12 anni, lascerà alquanto intontiti. Se il documentario sarà più volte di difficile sopportazione, il finale, con assoluta protagonista la Jan adulta (la quale è ancora oggi un’attrice nota in diversi telefilm americani), finirà per straziarci il cuore, colpa delle ultime sorprendenti rivelazioni afferenti il suo rapporto anomalo con Robert (il quale abusò sessualmente di lei durante quegli anni circa 200 volte) e del quale all’epoca (aveva solo 12 anni) ne era perdutamente innamorata.
FINE SPOILER
ABDUCTED IN PLAIN SIGHT rappresenta l’ennesima evoluzione documentarista criminale ed estrema, capace di fondere generi diversi in un unico contenitore (giornalismo, crime e finzione), scavando a fondo e senza filtro sulle macerie di una famiglia onesta ma incapace di non far entrare nelle proprie mura un lupo pedofilo terribilmente malato ed affamato sessualmente della loro figlia. Come per DEAR ZACHARY e MEA MAXIMA CULPA, il marcio, che vedrete e sentirete durante la visione di ABDUCTED IN PLAIN SIGHT, non scivolerà via a fine visione ma vi scorticherà anima e cuore purtroppo a lungo.
Senza se e senza ma, uno dei documentari estremi più scioccanti, sconcertanti, fastidiosi, potenti e dolorosi di sempre! VALUTAZIONE 10/10
H.E.

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