AILEEN: Life and Death of a Serial Killer (2003) di Joan Churchill & Nick Broomfield

 

 

Dopo 11 anni dal primo documentario a lei dedicato (Aileen Wuornos: The Selling of a Serial Killer), Nick Broomfield (co-regista questa volta assieme a Joan Churchill) continua il suo lavoro di documentarista e d’inchiesta dedicato alla figura di Aileen Wuornos. La pellicola inizia da dove era finita quella precedente, con l’intervista in carcere del 1992 e finisce con l’esecuzione delle Wuornos, avvenuta il 9 ottobre 2002 per iniezione letale, in quanto dichiarata colpevole di 7 omicidi.
Nella prima parte seguiamo l’iter processuale a carico del primo avvocato della Wuornos (Steve, un personaggio assai discutibile) e dei suoi rapporti loschi con la ‘madre adottiva’ Arlene. Successivamente i due registi scavano più a fondo di quanto fatto in precedenza, mostrando aneddoti e testimonianze inedite afferenti la vita d’infanzia e gioventù della Aileen. Nata in una famiglia disastrata e disfunzionale. Nella quale subì abusi sessuali all’età di soli otto anni, rimase incinta del fratello a 13 anni e finì a vivere all’età di 15 per strada, o meglio nei boschi, con deliri da survivalista e destinandosi così alla prostituzione più becera. A stupire sono aneddoti mai svelati fino ad allora, come un suo matrimonio all’età di 21 anni con un uomo di 76, finito in pochi mesi a causa delle sue furibonde sfuriate d’ira. Se il pezzo forte di quest’opera è l’intervista finale alla Aileen da parte di Nick a poche ore dalla sua esecuzione, nella quale ci sarà una chiara presa di posizione nei confronti della sua famiglia ma non delle motivazioni che l’hanno spinta in passato a compiere quei brutali omicidi, l’anima nera del documentario è ancora rappresentata dalle inchieste della polizia (secondo la quale sapeva da tempo dei suoi primi omicidi ma non aveva fatto nulla in merito) e del rapporto della stessa con Tyria, l’ex compagna di Aileen. Quest’ultima rimane un angolo oscuro e mai chiarito di questa triste vicenda, poiché Tyria non ha mai rilasciato interviste in merito, escluse quelle del primo processo e le registrazioni delle telefonate con la Aileen in carcere. Nick Broomfield dimostra, anche in prima persona, la sua abilità nel trattare una figura così esuberante e priva di regole come la Wuornos nel corso delle sue interviste, analizzando con rara maestria un passato quanto mai complicato e complice, senza dubbio, della rabbia furiosa della Aileen.
Difficile, se non impossibile, dopo aver ascoltato le numerose ed illuminanti interviste della seconda parte, esprimere un proprio giudizio definitivo su questa donna tormentata. Naturalmente leggere la madre, che aveva abbandonato la figlia da piccola lasciandola in balia di abusi e violenze domestiche altrui, che dice “lei stava dormendo nella neve e viveva nei boschi? non ne sapevo nulla”, lascerà alquanto disgustati. Ottimo documentario, agghiacciante e tostissimo! VALUTAZIONE 9,5/10

 

H.E.