AJJI (2017) di Devashish Makhija

Di solito il cinema indiano è noto dalle nostre parti per commedie danzerine e smielate, che sono i tipici prodotti che Bollywood mette in cantiere per riempire le sale e avere riscontri al botteghino. Ma ecco che il film di Devashish Makhija ci mostra un’India totalmente immersa nel lerciume, tra topi, cani randagi anoressici e umidità soffocante. Tra questi rifiuti e sporcizia, un’anziana donna insieme ad una sua amica prostituta trovano una bambina priva di sensi: quest’ultima si scoprirà essere la nipotina dell’anziana, la Ajji (ovvero nonna) del titolo. La bambina è stata violentemente picchiata e successivamente stuprata dal figlio di un potente costruttore locale, il quale rimane sempre impunito per le sue nefandezze. L’apparentemente innocua nonnina inizierà a tramare un’orribile vendetta…Il rape & revenge è un genere molto amato dai cultori dell’exploitation, ed è nato negli anni Settanta in America per poi trovare spazio in qualsiasi (o quasi) cultura cinematografica mondiale, Italia compresa (pensiamo a Ruggero Deodato o Aldo Lado), Questo sottogenere ha un andamento abbastanza ridondante, con variazioni sul tema a seconda del registro scelto dal regista: ci sono delle vittime di stupro che spesso degenera nell’omicidio, chi sopravvive alla carneficina o un parente stretto delle vittime attua una feroce vendetta nei confronti degli autori del crimine. Semplice, lineare e d’effetto e non adatto a stomaci deboli.In questo film invece, il genere è contestualizzato in un racconto prima di tutto sociale, e poi anche antropologico: il rape è all’inizio e fortunatamente non viene mostrato, e la revenge si attua negli ultimissimi dieci minuti di film. Quindi, letteralmente, fa proprio da cornice a quello che in realtà al regista interessa mostrare: le estreme condizioni di vita del suo paese, con donne incinte costrette a prostituirsi per sopravvivere, mariti che devono lavorare in fabbrica illegalmente per quindici o più ore di fila ecc.. E soprattutto, la denuncia della condizione della donna indiana. Si calcola che in India avvenga uno stupro ogni quindici minuti, e spesso di ragazze minorenni. La polizia non fa nulla o quasi per risalire ai colpevoli, perché l’uomo ha tutti i diritti del mondo di possedere una donna anche contro la sua volontà. E se si ha a che fare con uomini potenti e polizia corrotta, la povera gente non può fare assolutamente nulla per avere giustizia. Emblematica è tutta la sequenza della polizia a casa della vittima, dove il commissario addetto alle indagini non fa altro che sconsigliare ai familiare di denunciare l’aggressore, pena una multa salatissima per i lavori in nero che i membri della famiglia svolgono per sopravvivere. Difatti di lì a breve, si scoprirà che questo poliziotto corrotto è al soldo dell’autore dello stupro ed essendo la vittima una bambina, chiede solamente una paga mensile più alta. Veramente agghiacciante, se per un attimo si pensa quanto siano vicini i fatti narrati nel film alla realtà. Come si accennava poc’anzi, è interessante anche l’aspetto antropologico che emerge soprattutto nelle scene in cui la nonna compra pomate miracolose (addirittura una fatta con la ragnatela) per curare la tremenda ferita della nipotina, o le numerose scene di cuciture fatte a mano dall’anziana donna per raggranellare qualche soldo in più. C’è un realismo veramente sconcertante a tratti, merito anche della bellissima ed iperrealistica fotografia notturna. Una notte sempre umida, fumosa, appiccicosa che trasmette un sudiciume che si attacca addosso. Che è anche il sudiciume dell’animo dello stupratore, protagonista di una scena veramente weird: lo smembramento e successivo “stupro” con tanto di coito di un manichino. Il tutto ripreso dal cellulare del suo galoppino, come se fosse un evento da celebrare o una performance di cui vantarsi.E’ un film che va oltre il genere per raccontare la miseria di un paese, e allo spettatore medio potrebbe non piacere venire a conoscenza di realtà così scomode. Ma è un film che va visto, soprattutto perché un ufo cinematografico all’interno del catalogo di Netflix, dove si trova in lingua originale con sottotitoli in italiano. VALUTAZIONE 3,5/5 – review by Stefano Tibaldi

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