ALBERT FISH: In Sin He Found Salvation (2007) di John Borowski

” …. Con la scusa di portarla ad una festa. Diceste che sarebbe potuta venire. La portai in una casa vuota a Westchester che avevo già scelto. Quando arrivammo lì, le dissi di rimanere fuori. Si mise a raccogliere fiori di campo. Andai al piano di sopra e mi strappai tutti i vestiti di dosso. Sapevo che se non l’avessi fatto si sarebbero macchiati del suo sangue. Quando tutto fu pronto andai alla finestra e la chiamai. Allora mi nascosi in un ripostiglio fino a che non fu nella stanza. Quando mi vide tutto nudo cominciò a piangere e provò a correre giù per le scale. L’afferrai e lei disse che l’avrebbe detto alla sua mamma. Per prima cosa la spogliai. Lei scalciava, mordeva e graffiava. La soffocai fino ad ucciderla, poi la tagliai in piccoli pezzi così avrei potuto portare la mia carne a casa. La cucinai e la mangiai. Come era dolce e tenero il suo piccolo culo, arrostito nel forno. Mi ci vollero nove giorni per mangiarne l’intero corpo. Non l’ho scopata anche se avrei potuto se lo avessi voluto. Morì vergine”Cannibale, sadomasochista, imbianchino, pervertito, amante dell’urina altrui, fanatico del dolore, assassino di bambini, rent-boy, manipolatore, uomo grigio, lupo mannaro di Wysteria, Vampiro di Brooklyn e Maniaco della Luna. Questo e tantissimo altro ancora era Albert Fish, serial killer americano tra i più celebri e crudeli di sempre. John Borowski, dopo il suo esordio alla regia (ved. H.H. Holmes: America’s First Serial Killer) dedicato a Henry Howard Holmes, alza l’asticella estrema e mette in piedi un’opera migliore e più strutturata rispetto alla precedente, con diversi elementi drammatici, attori in alcuni frangenti e momenti stravaganti, come l’intervista a Joe Colleman, noto collezionista e cultore dell’orrore, il quale ha può vantare nel suo museo personale la tristemente nota lettera di Fish indirizzata alla madre di una delle sue vittime (sopra è riportata solo la parte finale), nella quale descriveva minuziosamente l’omicidio e le sue aberranti perversioni estreme. Nato nel 1870 a Washington, Albert Fish (nato come Hamilton Howard Fish) finì per essere mandato da piccolo in orfanotrofio dopo la morte del padre, bullizzato e picchiato costantemente nei vari istituti e ospedali psichiatrici che lo ospitarono, Fish finì per avere sempre più una strana e particolare predilezione per il dolore, provocato agli altri e anche subito, unica maniera pratica per provare piacere. Fini da giovanissimo per prostituirsi a uomini più grandi, al fine di diventare economicamente indipendente, dopo una parentesi europea, tornò a New York, si sposò e divento padre di sei figli. Le perversioni sadomaso praticate con la moglie evidentemente non gli bastavano e così, grazie al lavoro di imbianchino che gli permetteva di spostarsi di continuo e liberare tutta la malvagità che albergava pesantemente nella sua mente. Sarà proprio l’omicidio della bambina Grace Budd, citato in precedenza nella lettera indirizzata alla madre, quello che lo porterà alla cattura nel 1934 e successiva esecuzione nel 1936. nei suoi due anni in carcere, Fish confesserà altro efferati omicidi di bambini e inoltre finirono per venire alla luce le sue numerose e agghiaccianti parafilie e perversioni. Una radiografia del suo bacino ad esempio, permise di vedere decine di aghi e spilli conficcati dentro da diversi anni. Una passione, del dolore provocato e subito, che caratterizzerà tutta sua intensa vita estrema, come auto mutilazioni con assi chiodate e borchie. Una penitenza continua, come confesserà, per espiare le colpe e redimersi dei peccati commessi contro i bambini oggetto dei suoi crimini. Un documentario, dove si alterna fiction e fonti certe (dove le poche foto più celebri del serial killer vengono sapientemente dosate), che riesce a mantenere vivo e costante l’interesse per un essere disumano e infame come Albert Fish, nonostante non mostri quasi mai visivamente nulla di eccessivamente scioccante. Non un capolavoro del genere ma assai inquietante e sicuramente meritevole di visione …. estrema!! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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