AMER (2009) di Hélène Cattet & Bruno Forzani

Il lungometraggio d’esordio AMER del duo belga-francese Hélène Cattet & Bruno Forzani (coppia anche nella vita), dopo un corposo numero di cortometraggi, è un vortice unico di stimolazioni sensoriali e visive che affonda con forza le radici principalmente nel cinema (dei tempi d’oro) giallo ma anche nel poliziesco e nel western (spaghetti) del nostro bel paese.
Un film che si distinguerà dagli altri che omaggiano il cinema di casa nostra sopra citato, divenendo in breve tempo la punta di diamante (o meglio, di rasoio) del genere ‘neo-giallo’ sbocciato nei primi anni 2000 ed esploso negli ultimi due decenni. Un filone di pellicole che mira ad evidenziare le caratteristiche di contorno che hanno reso celebri thriller italiani (ad opera dei vari Bava, Fulci, Dallamano, Lenzi e tantissimi altri) degli anni ’60 e ’70, tendenti al mistero dove il sangue ha la tinta viva della cera lacca, non mancano mai litanie inquietanti e soprattutto guanti di pelle, lame di rasoio e assassini nascosti nell’ombra, sempre difficili da mascherare. Il tutto caratterizzato da cromature ben marcate e colonne sonore in grado di accentuare tensione e terrore. Un mix micidiale destinato a mettere in luce storie e personaggi immersi nella paranoia e nella follia più estrema. Cattet e Forzani hanno frammentato quanto visionato in gioventù, innamorandosene perdutamente, ricostruendo stilemi di quel cinema ma rivitalizzandoli secondo una nuova e originale visione tesa ad accentuarne solo alcuni particolari, perlopiù estetici e sensoriali.
Se i dialoghi sono ridotti ai minimi termini, i rumori (balconi che cigolano, porte che si chiudono, respiri sommessi e suoni naturali) padroneggiano alla grande, sostituendo egregiamente in alcuni frangenti una colonna sonora fenomenale, che vanta musiche riprese dai decenni sopra citati e firmate da Stelvio Cipriani e Ennio Morricone, due giganti della musica mondiale, non solo italiana.
Per quanto concerne la trama (assai semplice), la storia segue Ana in tre fasi ben distinte (come fossero tre cortometraggi) della sua vita: infanzia, adolescenza e maturità. Tre frammenti della sua vita connessi tra loro dagli incubi che la perseguitano sin da quando era bambina e che finiranno per segnarne in maniera indelebile la vita, passata, presente e … futura. Se la suggestione sarà determinante nell’infanzia, le turbolenze sessuali e sensuali segneranno la sua adolescenza, finendo per confluire, tutto quanto macinato in precedenza, nel suo ennesimo ritorno nella casa dove tutto era iniziato. Un luogo ideale (sul confine Francese- Italiano tra Mentone e Mortora inferiore) per chiudere il cerchio con le sue paranoie, alienazioni e visioni estreme …..
Guanti di velluto, erotismo, sguardi in grado di fermare il tempo, lame di rasoio (una meraviglia della natura estrema), colori fortemente mediterranei, vestiti che solleticano la fantasia più morbosa e carne tagliata grondante sangue (solo nel finale ma compensa alla grande la sua assenza nelle due prime parti) lasceranno, attraverso l’attenta lente visionaria dei due registi, tra i più significativi e originali della nostra epoca, un segno indelebile nello spettatore a fine visione. Amore a prima vista, anzi, al primo taglio …. di rasoio! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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