ANA (2015) di Frédérick Maheux

 

Uno strano individuo indaga sulla scomparsa di strane figure femminili apparse online. Le donne scomparse appaiono in video criptati nascosti sul web, portando il protagonista in un puzzle esoterico che cerca di decifrare …..
Pseudo trama scritta nel DVD di ANA, che poco si concilia con quanto visioneremo successivamente, in quanto l’assenza di dialoghi e della minima traccia di storyline, o degna di chiamarsi tale, giunge in nostro soccorso (ci sono solo alcune didascalie nonsense). Assisteremo ad una serie di performance femminile con vomito alla Lucifer Valentine, topi scarnificati, automutilazioni, torture-food ed una moltitudine di colori sgargianti e luci al neon, abbinate sempre a musiche elettroniche disturbanti e spastiche. Una serie di episodi apparentemente scollegati che raffigurano, ad una visione attenta, i mali che affliggono il genere femminile. Come l’ossessione per l’estetica, il sesso e soprattutto l’alimentazione (bulimia e anoressia). Il tutto collegato al mondo del web sempre più influente, in quanto veicolo multimediale che ormai ha maggior potere ed influenza sulla psicologia femminile rispetto a qualsiasi altro mass media, grazie a social networks, influencer e desiderio di apparire ad ogni costo, come le star occasionali.
Alcuni episodi sono assolutamente dimenticabili, esempio quelli afferenti delle danze tribali-artistiche, mentre quella ‘regina’ e pseudo satanica della pellicola, con una donna nuda che disintegra letteralmente con un coltello dei corpicini di topolini (già morti a detta del regista), togliendo loro le viscere e usandole come crema corpo, merita assai.
Idem le scene torture-food alla EXCESS FLESH, con tanto di rigetto vomitevole multicolore. Al contrario risulta pacchiano e ridicolo l’episodio con tema l’autolesionismo, troppo troppo fake.
Nonostante i nomi, celebri al popolo più estremo, che accompagnano il canadese Frédérick Maheux in questa opera sperimentale (Rémy Couture, Éric Falardeau) ed oltre ad un comparto musicale degno di nota ed assai meritevole, ANA non coinvolge quasi mai, risultando a tratti banale e due spanne sotto ai lavori (similari per certi aspetti e tematiche S/M, abusi e violenza sul genere femminile), del nostrano Marco Malattia (CHANNEL 309) e dell’iracheno Usama Alshaibi (SOLAR ANUS CINEMA).
ANA lascia parecchio amaro in bocca a fine visione, considerate le aspettative iniziali, nonostante le ottime parole spese a suo favore da parte di Marian Dora (affascinato probabilmente dai topolini massacrati). Nonostante le parti poco accattivanti sopra citate, almeno la metà di quest’opera regala alcuni gioiosi brividi estremi, raggiungendo così (a fatica) la sufficienza! VALUTAZIONE 6/10

 

H.E.