ANIMAL LOVE (Tierische Liebe) del 1996 di Ulrich Seidl

Le basi del grande cinema di Ulrich Seidl degli anni 2000 (IM KELLER, IMPORT/EXPORT, CANICOLA, la trilogia PARADISE), sono state poste e create negli anni ’90 grazie ad una serie di originali documentari che hanno trovato nel maggiore autore del genere, il grandissimo regista tedesco Werner Herzog, l’ammiratore più celebre. Lavori che hanno sempre puntato la lente d’ingrandimento sull’Austria meno nota al grande pubblico. Quella degli ultimi, dei disadattati e delle persone sole che lottano per sopravvivere ad una società che spesso desidera renderli invisibili ad ogni costo.
E’ il caso di questo documentario a metà strada (come consuetudine per chi è avvezzo al cinema del regista austriaco) tra la realtà e la finzione (con personaggi reali immersi un un contesto enfatizzato e creato a tavolino). Un’opera dedicata alle persone che cercano di trovare conforto sugli animali domestici, in quanto delusi dal genere umano e costretti, per cause di forza maggiore, ad abbandonare i rapporti quotidiani di confronto con i propri simili. Un viaggio ossessivo, glaciale e morboso di diversi personaggi, spesso mentalmente instabili, che finiscono per cercare nei loro animali domestici affetto, amore e comprensione, spesso negata dalla società che li ha visti crescere e che ha finito per voltare loro le spalle.<br>In particolare sono intervistati e mostrati in atteggiamenti che sfiorano spesso la zoofilia: una coppia di uomini anziani che adotta un cane poco incline alla disciplina, una donna che ama portarsi a letto il suo Siberian Husky, due senzatetto che raccolgono elemosina alla stazione del treno di Vienna per i loro conigli, ratti e cani, una coppia di alcolizzati che vive nel disagio più totale con un cane ed un ermellino, una serie di anziani con i loro piccoli cani e criceti ed infine un solitario amante delle chat erotiche che ama stare nudo in casa con il proprio cane al guinzaglio.
Nonostante la zoofilia aleggi sempre costante nell’aria (più volte assisteremo a massaggi erotici dei padroni ai loro cani nelle loro parti intime), tale argomento non è mai esplicito o trattato in maniera chiara, a dimostrazione dell’abilità alla regia di Seidl di accennare e pungolare in maniera scaltra intervistati e spettatori sull’argomento. Tra ambienti squallidi e personaggi ancora più squallidi, il disagio regna sovrano, complice un’atmosfera da periferia abbandonata che male si coniuga con l’idea internazionale di un paese austriaco ricco, opulento e felice, poco avvezzo quindi alla povertà, miseria e malessere sociale. Quel malessere e odio interiore che troverà luce ed ampio spazio nelle successive opere, sopra citate, che hanno famoso il mondo il regista austriaco.
L’aspetto più disarmante durante la visione è quanto i padroni diventino simili, nell’aspetto e nei comportamenti, ai loro animali domestici. Esplodendo spesso in rabbia repressa (come il cane dei due anziani che morde con feroce un altro cane) nei confronti di uno stato assente e sempre più lontano, finendo anche per trovarsi in gabbie chiuse e putride come le gabbie riservate ai loro animali, ripetendo e farfugliando sempre gli stessi gesti e concetti strampalati. Un documentario, spesso costruito a tavolino, che mostra una tragedia silenziosa di una serie di persone che finirà per cercare amore nei loro animali domestici, finendo però per soffocarli e maltrattarli inconsapevolmente in quanto specchio della loro misera e degradante vita. Un documentario triste, amaro e avvolto nel grigiore più assoluto! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.