ARE WE NOT CATS (2018) di Xander Robin

Il cinema indie americano non smette mai di stupire, raccogliendo a piene mani dal cinema horror (estremo e grottesco) del suo glorioso passato e arricchendolo continuamente con sfiziose perversioni, forse figlie di programmi televisivi (es. ‘io e le mie ossessioni’), sicuramente trash e fuori dall’ordinario.
Tema trattato, che si evolve in una contorta storia d’amore e tossicodipendenza anomala, la patologia della tricofagia, l’abitudine di mangiarsi peli e capelli in maniera ossessiva ed irrefrenabile.
New York. Dopo aver perso lavoro, fidanzata e casa in un solo giorno, un ragazzo tenta di ricominciare una nuova vita, senza fissa dimora e vivendo grazie all’unica risorsa rimasta, il suo furgone. Purtroppo per lui i suoi piani prendono un’inaspettata piega estrema quando incontra una bella ragazza in una discoteca. Ben presto scoprirà che la ragazza condivide la sua abitudine più strana: un’inclinazione a mangiarsi peli e capelli……
Luci al neon, colori sgargianti alternati a paesaggi innevati, continue effusioni e ossessioni continue che rimandano inevitabilmente, come si evince dal titolo, al secondo migliore amico dell’uomo, il gatto. Il quale, come sappiamo, divora peli senza paura alla ricerca continua di affetto. Un parallelo inevitabile tra i gatti ed i due ventenni famelici, destinato a degenerare, con una esasperazione che li porterà ad una discesa estrema preoccupante quanto visivamente fenomenale. Un vortice gore e body horror inizialmente inaspettato, in quanto l’inclinazione pseudo romantica e sentimentale da tossicodipendenti (di pelo) dei due della parte centrale, sembra virare su qualcosa di più estremo, grande, sporco ed infinitamente marcio, con una scena iper estrema …. da leccarsi proprio i baffi (almeno per gli amanti di film estremi marci e putridi)!
Un neo horror dall’anima grottesca lontano dalla perfezione, dove alcuni passaggi ripetitivi e macchinosi, della prima parte, rischiano seriamente di annoiare. Singolare l’ultimissima sequenza, poco estrema come quella precedente ma assai balorda, con la ‘creatura di pelo’ trattata come addobbo natalizio. Affascinante la fotografia e l’estetica pop, per una storia estrema d’amore passionale e malaticcia, disordinata e poco convenzionale. Da vedere! VALUTAZIONE 7,5/10

H.E.