BAMBULE’ (1979) di Marco Modugno

Il ‘bambulè’ per i tossici degli anni ’70 stava ad indicare un simbolo buddhista, chiamato anche Ohm, che sintetizzava il concetto di eternità. Rappresentava per loro in pratica la ripetizione del suono primordiale dell’universo ed ha un significato spirituale molto profondo.
Un punto di partenza mantrico per il giovanissimo regista romano Marco Modugno, qui alla sua opera prima.
Girato con pochissimi mezzi e con una qualità video scarsa, che finirà per dare un aspetto ancora più sporco a Roma ed ai numerosi personaggi coinvolti, BAMBULE’ tocca marginalmente il problema della tossicodipendenza romana di fine anni ’70, pur non rinunciando a mostrare in una sequenza completa una ‘pera’ senza censure.
Marco, Dario e Ciro sono tre ragazzi romani. Tropo immaturi per assumere atteggiamenti da ‘ribelli’ e troppo vecchi per continuare a giocare, vivono in una loro dimensione, fatta di nulla. Anche l’uso della droga o il fugace rapporto con le ragazze è per loro una specie di esperienza sporadica. Il sogno finisce così per essere l’unica via di fuga della loro vita: ecco perché sperano di trasferirsi in Brasile (dove sarebbe già andato il loro amico Claudio, spacciatore di marijuana, o meglio ancora nel Taranà (un inesistente stato di felicità indefinita). Marco e Dario fanno così lavoretti saltuari, sperando di racimolare la somma per finanziarsi la fuga. Quando uno di loro riceve la cartolina per andare a compiere il servizio militare, tenteranno un velleitario atto di ribellione…….
Film ‘tossico’ poco noto al grande pubblico, come il successivo e decisamente più accattivante AMORE TOSSICO di Claudio Caligari, con lo stesso regista Modugno, figlio del celebre Domenico, nel ruolo dell’omonimo protagonista. Un film a tratti ingenuo e poco più che amatoriale che riesce, nonostante diversi momenti bizzarri ed ironici, a trasmettere malessere e pessimismo continuamente, complici momenti duri e inaspettati, come il suicidio di una donna anziana e la visione sopra citata del rituale di un tossico d’eroina mostrato in una scena crudissima, anticipando così di un paio d’anni il celebre film CHRISTIANE F.
L’utopia del viaggio e della speranza verso un luogo indefinito, rappresenteranno una via di fuga fumosa quando velleitaria, culminata in un finale frettoloso e realizzato male ma non privi di amarezza. Un film imperfetto ma capace di catturare una fatica giovanile di trovare uno spazio nella società sempre più frenetica, di presentare un rapporto genitori figli appare quanto mai complicato e di mostrare la dipendenza di acidi e droghe (leggere e pesanti) una figa facile ed inevitabile per fuggire dalla responsabilità imposte dai genitori. Nel cast anche un giovane e futuro regista Michele Soavi, oltre ad una serie di sconosciuti e variopinti personaggi (dai nazi punk a fattoni di vari natura, da vecchie milfone attempate a politici viscidi) che costruiranno la cornice ideale per una storia che fotografa senza filtro (pellicola condita pure da bestemmie estreme) la gioventù italiana che da lì a poco avrebbe fatto i conti (salati) con l’eroina e l’aids. VALUTAZIONE 7,5/10

 

H.E.