BEASTS CLAWING AT STRAWS (지푸라기라도 잡고 싶은 짐승들) del 2020 di Kim Yong-hoon

La Sud Corea non vuole proprio saperne di esaurire il filone estremo (e di qualità) del suo stupefacente cinema, il quale, da una ventina di anni circa a questa parte, rimane un indiscutibile punto di riferimento imprescindibile per i cinefili estremi di tutto il mondo.Ispirato da un romanzo giapponese di Keisuke Sone, quest’opera è figlia di una poderosa sceneggiatura, piacevolmente ingarbugliata nella prima parte ma che nella seconda finirà per completare un puzzle, temporale e di molteplici personaggi, praticamente perfetto e con un finale, inaspettato fino all’ultimo, che chiuderà meravigliosamente il cerchio con il misterioso punto di partenza.Tre persone, sconosciute tra loro e completamente diverse per storia e posizione sociale, si troveranno in un vortice di speranza, dolore, inganno e desiderio di rivalsa. Il primo è un addetto ad una sauna, afflitto da diversi problemi familiari. La seconda è una giovane e bellissima donna che lavora come dama di compagnia in un locale notturno, la quale ogni volta che ritorna a casa viene puntualmente pestata dal marito. Il terzo è un giocatore d’azzardo afflitto dal debito e che deve una cospicua somma d un boss locale. L’uomo addetto alle pulizie, quando ritroverà una borsa piena zeppa di soldi in un armadietto e prima di essere licenziato, finirà per scatenare una reazione a catena che coinvolgerà una serie di nuovi personaggi, tra i quali un poliziotto e la padrona del locale notturno sopra citato, destinato il colore verde dei soldi a tramutarsi in rosso ….. sangue!!! BEASTS CLAWING AT STRAWS (titolo internazionale) appare sin da subito come una versione coreana di ‘SNATCH – LO STRAPPO’, per dinamicità delle scene d’azione e l’ironia malvagia che le pervade continuamente, in linea comunque con lo stile oramai inconfondibile del superlativo cinema coreano, stella polare di un cinema recente in grado di unire abilmente crime, thriller, horror e macabra commedia in un unico esplosivo contenitore. Altro punto di forza, i diversi protagonisti (quattro i principali, anche se per quanto concerne le donne ci sarà un ‘doloroso’ passaggio di consegne a metà capitoli), dove primeggerà proprio quella presentata come ‘lo squalo’. Un mix di sensualità, cinismo e opportunismo degno della migliore vedove nere (letali e bastarde) della storia del cinema. Tra amori mai sbocciati, fiducia destinata a finire nel cesso, cadaveri occultati, sogni irrealizzabili e, come anticipato sopra, una sceneggiatura brillante e maledettamente accattivante, la pellicola vola via a meraviglia, impreziosendo l’intreccio delle diverse storie, tutte legate a quella maledetta (per quasi tutti personaggi illustrati), con una serie di sequenze ferocissime (gore e splatter in puro stile horror), degne della favolosa trilogia della vendetta Park Chan-wook e dei spettacolari revenge movie ‘BEDEVILLED’ e ‘I SAW THE DEVIL’. Da sottolineare, oltre ad una fotografia stupenda (soprattutto nelle scene in notturna, colorate da ombre e luci al neon), un serie di marcate tematiche legate alle divisioni sociali (alla PARASITE), qui nemmeno troppe velate nel corso della storia. Unica colpa del film è di essere arrivato dopo una quantità esagerata di capolavori sud coreani a tema vendetta e denaro sporco, finendo così per avere un impatto a fine visione non di non troppo deciso (almeno per chi ha macinato i titoli e registi sopra citati). Non un capolavoro bensì un ottimo thriller estremo privo di sbavature e momenti di noia, con un’incisiva colonna sonora ed un cast di attori e attrici di prim’ordine. Imperdibile!!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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