BIRDS OF PASSAGE (Pájaros de verano) del 2019 di Ciro Guerra & Cristina Gallego





L’evoluzione del cinema crime questa volta passa attraverso la Colombia. Gli artefici di questo cambiamento epocale sono i registi Cristina Gallego e Ciro Guerra (autore di quella magnifica pellicola spirituale e misteriosa in bianco e nero EL ABRAZO DE LA SERPIENTE), con un’opera moderna e antica allo stesso tempo dal forte impatto spirituale e tribale. Una storia ventennale che fotografa un’epoca della Colombia passata lontana e più profonda da quella tanto in voga nei film e telefilm con protagonista il noto narcotrafficante Pablo Escobar.
Nord della Colombia, primi anni ’60. Un clan di nativi nel nord della Colombia, i Wayuu, si accinge a festeggiare, attraverso una cerimonia dalle tradizioni centenarie, l’ingresso definitivo di una Zaida nel mondo degli adulti e destinata così a diventare finalmente donna, in quanto sarà promessa sposa a Rapayet, appartenente ad un altro clan di nativi del luogo. Ad autorizzare il loro matrimonio, destinato a mantenere l’equilibrio tra i due clan, troviamo la madre di Zaida, Ursula, matriarca a capo del suo clan dopo la morte del marito. Quando tutto sembra indirizzarsi verso un equilibrio perfetto e di pace per entrambi, i sogni premonitori di Zaida (dove appare sempre la nonna defunta) e l’amicizia di Rapayet con un colombiano non nativo, Moises, finiranno per creare delle crepe nella comunità, destinate nel corso degli anni successivi a diventare ben preso delle voragini. Infatti Rapayet ed il suo amico Moises iniziano a trafficare, grazie all’aiuto dei parenti di Rapayet, in maniera sempre più crescente “l’erbaccia”, la marijuana, tanto ricercata e desiderata dai gringos americani, i quali sempre più ingordi finiranno per incrinare il rapporto tra Moses e Rapayet. Inizierà così una faida interna tra i clan di nativi, che durerà due decenni, annegata nel sangue e destinata a cambiare per sempre il volto della regione, l’abbandono delle tradizioni e l’infrazione di un regolamento centenario, basato sul rispetto e sull’onore, delle tribù locali …….<br> 125 minuti di storia epocale sulla ascesa e rovinosa caduta di una famiglia tribale in Colombia attraverso 5 canti (Wild Grass, The Graves, Prosperity, The War e Limbo), dove superstizione e avidità finiranno per andare stranamente a braccetto lungo un percorso inevitabilmente caratterizzato da sangue, violenza e vendette trasversali. L’impatto del capitalismo sulle tribù locali, con annesse sete di potere e denaro senza fine, finirà per creare quelle fondamenta di una nazione colombiana che da fine anni ’70 in poi finirà per diventare simbolo nefasto del narco traffico in tutto il mondo. L’analisi implacabile e soprattutto ricca di fascino maledetto dei due registi, attraverso un arco temporale di circa vent’anni (dove le leggi non scritte ma tramandate di gruppi tribali nativi e locali, attraverso riti che mescolano tradizione, magia e superstizione), finiranno per lasciare un segno indelebile ed incancellabile su tutto il popolo colombiano.
Amore, invidia, passione, paura e tutti i sentimenti più vivi e pericolosi presenti nell’uomo, finiranno per fare capolini lungo i cinque canti di questa storia profonda, immersa in paesaggi naturali contaminati però, sempre di più, da elementi artificiali e sempre meno legato alle tradizioni, attraverso un mondo imperniato su evidenti contrasti ideologici ed estetici. L’intreccio tra atmosfere magiche e altre feroci intrise di sangue (carneficine a ripetizione come se non ci fosse un domani), finirà per caratterizzare la vita dei diversi protagonisti della storia, in particolar modo di Rapayet, Zaida e delle loro famiglie, dove la tensione estrema finirà per aumentare a dismisura nell’ultimo canto, epilogo carico di ombre nefaste che si collegano a meraviglia con i macabri sogni premonitori di Zaida dei primi canti. Fotografia impressionante, dove i fortissimi colori naturali e non vi avvolgeranno in maniera poderosa, musica penetrante, una regia di altissimo livello ed una sceneggiatura capace di intrecciare perfettamente le molteplici storie dei vari protagonisti, primari e non, promuovono ‘Pájaros de verano’ (‘ORO VERDE – C’era una volta in Colombia’ il titolo italiano del film uscito in pochissimi cinema del nostro paese il mese scorso) a nuovo capolavoro sudamericano del genere crime. Spettacolare, potente e stupefacente pellicola estrema da vedere ed ammirare all’infinito! VALUTAZIONE 5/5