BIRDSHOT (2017) di Mikhail Red

Un dramma filippino intenso e di denuncia, che intreccia storie semplici e tristi, come quella di Maya, una ragazzina senza madre (morta subito dopo averla data alla luce) con un fatto misterioso quanto inquietante, la scomparsa di un autobus con a bordo dei contadini locali. Filo conduttore Domingo, un poliziotto determinato a scoprire la verità sul gruppo di persone svanite nel nulla. Quando quest’ultimo si avvicinerà alla verità, un altro evento tragico ma non catastrofico (Maya ucciderà un raro esemplare di aquila locale in via d’estinzione), scatenerà una serie di eventi che trascinerà in un vortice di violenza il padre di Maya e Domingo, fino a giungere ad una sconvolgente e amara verità ……
Un film importante, per qualità estetica e contenuti presentati alquanto scottanti (la corruzione presente nella fila della polizia filippina), non adatto a tutti i palati cinematografici. Due ore lente e corpose che mostrano e presentano con calma misteriosa i diversi protagonisti. Maya, una ragazzina quasi donna che vive con il senso di colpa praticamente dalla nascita, in quanto considera la sua venuta la causa della morte della madre mai conosciuta. Domingo, un poliziotto divenuto da poco padre ed inflessibile, amante della verità e contrario alla corruzione che serpeggia nel suo comando. Diego, il padre di Maya, un uomo pieno di sofferenza ma con un cuore pieno di amore pe la figlia Maya, pronto a sacrificare la propria vita per la figlia. Per ultimi, ma cuore nascosto della pellicola, abbiamo i desaparecidos filippini, misteriosamente scomparsi e che gridano giustizia e ricerca della verità da parte dei loro familiari. Non meno importante l’aquila del santuario (una zona di foresta protetta), simbolo di inesorabile fine destinata agli ultimi, parallelismo simbolico con i sopracitati desaparecidos.
Un cinema che ti avvolge con i colori potenti della natura filippina (la fotografia del film lascia più volte senza fiato) e con dei lunghi silenzi necessari per cogliere al meglio sottigliezze e debolezze dei suoi protagonisti. Le svolte inquietanti, decise e feroci, arriveranno nella seconda parte, senza farsi scrupolo di mostrare la fine amara di alcuni dei personaggi coinvolti (e degli animali presenti) in questa tragica e straziante storia. Un film bello fuori ma dall’anima nera, sporca e corrotta, che ricorda non poco il cinema di Brillante Mendoza e di Amat Escalante, a dimostrazione di quanto il legame tra il cinema filippino e messicano sia similare quanto influenzato geograficamente e stilisticamente l’uno dall’altro. Se cercate azioni sfrenate e situazioni irreali lasciate stare ed evitatelo, ma se amate i film dei due registi sopra citati e thriller atipici che bruciano lentamente con al centro storie amare, crude e reali, lasciatevi trascinare in questa storia di confine, dove la somma dei sensi di colpa, della vergogna e del tradimento dei propri principi morali, non permetterà sconti di alcun tipo. Consigliato! VALUTAZIONE 8/10

 

H.E.