BLADE OF THE IMMORTAL (2017) di Takashi Miike

La leggenda vivente Takashi Miike, per il suo centesimo lungometraggio, si affida ad un genere a lui caro (13 ASSASSINI, HARA-KIRI, IZO), ovvero il mondo dei samurai, attingendo il soggetto, come per diverse sue opere recenti, da un manga di successo “Mugen no jūnin”. Protagonista un samurai immortale e l e sue vicende ambientate in Giappone durante la metà dello shogunato Tokugawa di fine ‘700.
Manji, dopo aver ucciso un samurai corrotto, viene aggredito da una banda guidata da un cacciatore di taglie. Insieme a lui c’è la giovane sorella che ha perso il senno da quando lui le ha ammazzato, senza volerlo, il marito. La sorella viene uccisa e lui gravemente ferito. Una misteriosa donna anziana gli promette però l’immortalità, mettendo all’interno del suo corpo dei particolari vermi: ogni volta che sarà colpito la ferita si rimarginerà in breve tempo. Cinquanta anni dopo la preadolescente Rin si vede uccidere il padre e rapire la madre dai componenti da un dojo di arte della spada che vuole assorbire tutti gli altri. Rin sola e disperata troverà aiuto nella donna misteriosa che donò l’immortalità a Manji e costringerà quest’ultimo a divenire la sua guardia del corpo e guidarla nella sua sanguinaria vendetta……..
Film imponente per durata, scene d’azione, gore in puro stile Miike, musiche sensazionali, regia perfetta e da applausi, con una scena d’apertura in bianco e nero impressionante, chiaro omaggio al maestro Akira Kurosawa. 12 minuti indimenticabili che finiranno per diventare uno dei vertici assoluti del cinema di Miike e giapponese, grazie ad un prologo che lascia senza fiato per estetica e prepara il terreno per un film di lunga durata (quasi due ore e mezza) che scorre veloce e presenta una quantità esagerata e variopinta di personaggi, fantasiosi ma credibili, una sottile parte drammatica e una serie di armi a lama bizzarre quanto letali (spade a uncino, seghettate, addirittura con il pelo e tantissime altre).
La forza del film è rendere credibile una doppia storia drammatica (quella del guerriero immortale e quella di Rin) in un contesto fantastico ma storico e importante come quello giapponese di fine secolo. Pur esagerando con duelli funambolici e inverosimili, non trovano mai spazio nel film l’ironia e il melodramma, caratterizzando così una storia robusta e multiforme con trame e sotto-trame sulle lotte di potere all’interno dell’ultimo shogunato giapponese.
Effetti speciali e make up di prim’ordine, con sequenze d’azione annegate nel sangue e condite da continue amputazioni, sfregi e fiotti di sangue, soprattutto del nostro anti-eroe Manji.
Un viaggio nel tempo totale, impressionante e unico che racchiude in un solo colpo tutta la filmografia del grandissimo regista giapponese e che si avvicina ai suoi migliori capolavori, per qualità, solidità ed intrattenimento feroce ed estremo. Altri 100 di questi film targati Takashi Miike, un genio estremo assoluto dei nostri tempi! VALUTAZIONE 9,5/10

 

H.E.