BLUE MY MIND (2018) di Lisa Brühlmann

 

Mitologia greca e adolescenza turbolenta sono miscelate e fuse assieme nel lungometraggio d’esordio della giovane regista svizzera Lisa Brühlmann, la quale sembra affascinata da questo intrigante connubio sin dai suoi primi cortometraggi.
Il film segue le vicende di Mia, una quindicenne svizzera trasferita da poco in una nuova città e desiderosa di integrarsi con le ragazze più turbolenti e trasgressive della sua nuova classe. Alcool, droghe, sesso facile e incontri fugaci con persone più grandi, sembrano catturare pericolosamente la giovane Mia. Un evento naturale come le prime mestruazioni inizierà a cambiare radicalmente e trasformare lentamente anche il suo corpo. Sindattalia, branchie, squame ed un appetito fuori dal normale che la porterà a divorare pesce crudo, porteranno Mia in una spirale di follia e paranoia. Nel frattempo inizia ad insinuarsi in lei il sospetto di essere stata adottata, in quanto il suo corpo, in continua trasformazione, appare sempre meno umano …….
Una favola nera e metafora, per nulla velata, sull’adolescenza moderna, incentrata su social, incontri online e desiderio ossessivo di essere parte del branco più estremo e forte per evolvere.
La giovane interprete Luna Wedler, apprezzata ampiamente nell’ottimo drama ‘AMATEUR TEENS’, appare quanto mai azzeccata per il ruolo della ragazza-sirena. L’unico limite della sua interpretazione risiede proprio nella paura di osare da parte della giovane regista, in quanto sesso e sequenze estreme sono sempre limitate e censurate, privando così la pellicola di trasformarsi nell’horror che avrebbe giovato ed equiparato la pellicola ai migliori e più celebri body horror di vecchia e nuova generazione (LA MOSCA, EAT, CONTRACTED, DANS MA PEAU, THANATOMORPHOSE). Un freno a mano non da poco, in quanto la pellicola rimane racchiusa in un territorio fantasy poco estremo, nonostante il fascino della continua trasformazione sia indiscutibile. Per quanto concerne la trasformazione/mutazione da adolescente ad adulta/sirena avviene con completo distacco dei genitori e degli adulti (presenti ma assenti), mostrando la naturale incapacità dei genitori quarantenni del film di affrontare un passaggio naturale come l’adolescenza, in un contesto attuale in continua e frenetica mutazione.
BLUE MY MIND è un film interessante, anche esteticamente, per quanto concerne il parallelismo sopra citato, dove il colore blu marino predominante e onnipresente, nonostante l’ambientazione Svizzera, risulta quanto mai congeniale per seguire la mutazione estrema di Mia. Una buona pellicola ma che non colpisce forte come avrebbe potuto, considerate soprattutto le premesse iniziali e le aspettative finali. VALUTAZIONE 7,5/10

 

H.E.