BONE TOMAHAWK (2015) di S. Craig Zahler

Ritornare sui propri passi, per quanto concerne il giudizio nei confronti di un pellicola indigesta alla prima visione, a volte può essere gratificante. Questa ‘redenzione’ doverosa riguarda BONE TOMAHAWK, un horror western singolare e diverso nello stile e nella forma da quasi tutte le pellicole ambientate ambientate nel vecchio e sempre amatissimo ovest americano polveroso del XIX secolo. 
A scatenare la necessità in una nuova visione, più attenta e consapevole dello stile particolare di questo regista, è stata l’esaltazione a fine visione dell’ultimo lavoro di S. Craig Zahler ‘Dragged Across Concrete’, un crime movie di nuova generazione che attinge con successo dai particolari migliori di contorno dei polizieschi sporchi e dannati del scorso, rinnovando il genere in maniera meno dinamica ma più profonda. 
Metà del XIX secolo, ai confini tra il Texas e il New Mexico. Un fuorilegge scalcinato a sua insaputa conduce una banda di indiani cannibali nella pacifica cittadina di Bright Hope. 
I selvaggi finiranno per rapire nel corso della notte, oltre al fuorilegge, uno dei vice sceriffo ed il dottore di riserva del piccolo paese di frontiera, moglie di un allevatore pieno di fede ma reduce da una ferita alla gamba che lo blocca a letto da mesi. La mattina seguente, il marito della moglie rapita si unisce a una piccola squadra di soccorso formata dallo sceriffo, dal suo anziano vice e da un volenteroso pistolero. Inizierà così un viaggio verso gli sconosciuti territori dove risiede la terribile tribù cannibale senza nome …….
132 minuti non sono pochi, considerando che per due terzi della durata complessiva della pellicola l’azione latita. Tuttavia tutti i minuti che porteranno all’azione conclusiva, assai estrema e destinata a scioccare per la brutalità di quanto mostrato, serviranno per divertire e far conoscere sapientemente i quattro cavalieri destinati all’operazione di salvataggio. Tra battute micidiali sul matrimonio, aneddoti di frontiera e scontri verbali graffianti e mai banali, finiremo per assaporare forse la vera frontiera americana, rude, semplice e selvaggia, impreziosita però da un’atmosfera cinematografica anomala, sorniona e ironica, almeno per quanto concerne il cinema western più moderno, abituato perlopiù ad ambientazioni cupe associate a frenetiche sparatorie senza respiro. 
Come scopriremo nei lavori successivi di S. Craig Zahler, il sopracitato ‘Dragged Across Concrete’ ed il prison movie ‘Brawl in Cell Block 99’, i personaggi presenti, primari e secondari, nel cinema di questo nuovo regista necessitano di tempie dinamiche singolari e lunghissime al fine di permetterne una caratterizzazione completa e ben delineata, destinata per esaltare poi i colpi di scena presente sempre nella parte finale. 
Un cannibal western che finirà per stupire, come anticipato in precedenza, nei 45 minuti finali in maniera sicuramente lieta per ogni appassionato del gore più malsano e distruttivo. Devastazioni corporee allucinate, amputazioni improvvise, indiani animaleschi, muti e privi di pietà (figure che riportano alla memoria esteticamente i primi nativi visionati nel poderoso Apocalypto di Mel Gibson), scontri corpo a corpo degni della frontiera più selvaggia e tensione fino ad allora accumulata esplosa finalmente in un tripudio di torture e gore, finiranno per chiudere il cerchio ad una storia quanto mai avvincente e sicuramente originale nell’utilizzo di elementi solitamente parte solo di horror estremi indipendenti. 
BONE TOMAHAWK, grazie anche all’ottima prova recitativa di attori di altissimo livello (su tutti lo sceriffo roccioso interpretato da Kurt Russel, Patrick Wilson nei panni del marito disperato ma determinato e Richard-Jenkins nei panni del logorroico ma simpaticissimo Cicoria), pur rimanendo un film fuori dagli schemi abituali per quanto scritto sopra, è destinato a diventare nel tempo un punto di riferimento per il genere ‘western estremo’, iper violento e con virate horror che nel cinema western del secolo scorso raramente hanno fatto capolino. VALUTAZIONE 4/5

H.E.