BOYS DON’T CRY (1999) di Kimberly Peirce

Tra i film usciti negli anni ’90, e che meglio rappresentano il malessere culturale e sociale di quel decennio, BOYS DON’T CRY, di Kimberly Peirce, rimane uno di quelli più duri e difficili da digerire ancora oggi. Basato su una tragica e triste storia vera avvenuta solo sei anni prima (e ben documentata nel breve documentario uscito nel 1998 ‘The Brandon Teena Story’), questo ‘disturbing drama’ mette in luce, attraverso un percorso assai infernale per la figura protagonista, le difficoltà estreme di una persona transgender in un contesto mentalmente chiuso come quello della provincia americana del Nebraska. Pur con qualche licenza poetica, in quanto film di finzione, e qualche differenza dalla storia reale, il film segue gli eventi tragici che segnarono la vita di Brandon Teena, interpretato in maniera furiosa, viscerale e coinvolgente da una Hilary Swank in stato di grazia. Tenne Brandon è una ragazza ventenne del Nebraska che desidera solo ed unicamente seguire i propri desideri, ovvero essere un uomo libero a caccia di ragazze. e di guai, come qualsiasi ‘cowboy’ del luogo. Anche se ha qualche strascico con la legge, Brandon non riesce a stare e fermo, e trova in un gruppo di balordi di Falls City, una specie di famiglia temporanea, dove bere birra, fare scorribande e soprattutto cercare l’amore. Questo, personificato dalla figura della nella Lana, finirà per trascinare Brandon lungo un percorso minato, in quanto lo stesso non svela mai la sua vera identità, causando così uno serie di scontri inevitabili in una comunità chiusa e tradizionale come quella di Falls City …..Sono passati quasi trent’anni dai tragici eventi narrati in questo film, il quale predilige mettere sempre al centro la figura, tormenti compresi, di Brandon, il quale senza guida alcuna viaggia senza metà verso un sogno chiamato libertà, mentale prima che sessuale. La figura fragile ma determinata di Brandon, spinta ovviamente dai sentimenti verso il sesso femminile con la ricerca di un amore al di là di qualsiasi tipo di barriera (sarà purtroppo la gelosia a scatenare l’inferno), è segnata da un desiderio represso legato anche al mutamento del proprio corpo. Quest’ultimo rappresenterà qualcosa di alieno in un mondo puritano, moralista e ignorante come quello della provincia americana, la quale tramuta tuto ciò in rabbia per alcuni e commiserazione in altri. Il cinema rappresenta anche l’evoluzione ed il cambio di passo sul tema scottante trattato, basti pensare al recente e commovente GIRL di Lukas Dhont, dove il dramma è comune ma il contorno, familiare e sociale, ne segna anche la differenza temporale tra quanto accaduto a Brandon ed alle persone transgender dei giorni nostri. Per quanto concerne gli eventi narrati, si passa da frangenti quasi spensierati della prima parte ad una rapida discesa verso un tunnel oscuro senza fine, fatto di violenza e tragedia personale, fisica e psicologia, distruttiva e feroce. Come si evince dal titolo, il film è legato a doppio filo all’omonima canzone dei THE CURE, presente nella pellicola e non solo, in quanto il testo della stessa sembra anticipare quanto provato da Brandon nel corso della sua triste storia. BOYS DON’T CRY non è un film perfetto, in quanto alcuni frangenti appaiono sfuocati e non sempre centrati con il dramma interiore del protagonista, oltre ad alcune evidenti forzature. Questo non toglie valore e forza ad un storia decisamente straziante e forte dal punto di vista emotivo, oltre ad una prova attoriale, di Hilary Swank, tra le più significative e uniche della storia del cinema LGTB e non solo. Tosto!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

Link: FACEBOOK INSTAGRAM IMDb LETTERBOXD TRAILER