BRAZIL (1985) di Terry Gilliam

BRAZIL, considerato da molti l’apice del regista Terry Gilliam, è un affascinante quanto inquietante film distopico, grottesco e surreale ambientato ‘da qualche parte nel ventesimo secolo’, in un mondo oppresso e prigioniero della burocrazia, destinata questa a catalogare le persone come numeri e sigle, privandole in automatico di libertà di coscienza, autocritica e desiderio di conoscenza. Un’opera ricchissima di fascino che riesce, oltre ad essere un evergreen del cinema, ad anticipare molti limiti, come le catalogazioni di stili di vita e schiavitù dalla tecnologia (visti da molti oggi come conquiste), che finiranno per diventare le basi di questa storia di amore, sogni e incubi vivissimi. Sam Lowry è un tecnocrate tormentato in una società futuristica inutilmente contorta e inefficiente. Quando dorme sogna un mondo surreale in cui può volare via dalla tecnologia e dalla prepotente burocrazia che lo opprime, desiderando una donna avvolta in un velo e combattendo con un gigantesco samurai per liberarla. Mentre cerca di correggere l’errato arresto di un Harry Buttle, Lowry incontra per caso la donna che insegue sempre nei suoi sogni, Jill Layton. Nel frattempo, la burocrazia lo ha reso responsabile di un’ondata di attentati terroristici, mettendo in serio pericolo sia la vita di Sam che quella di Jill …..Amatissimo da Federico Fellini e fonte ispiratrice di innumerevoli pellicole (e non solo degli anni a venire), BRAZIL (il titolo riprende il brano omonimo di Ary Baroso, tra l’altro onnipresente nella pellicola), secondo capitolo della trilogia dell’immaginazione contro la realtà (‘Time Bandits’ e ‘The Adventures of Baron Munchausen gli altri due film’) fu un parto cinematografico tutt’altro che facile nei primi anni ’80 (una costante della carriera di Gilliam), finendo per nostra fortuna ad arrivare a compimento in maniera poderosa nel 1985.Pur essendo un soggetto originale, quest’opera sembra attingere da quel mondo torbido che ha caratterizzato figure storiche come il Joseph K. de Il processo di Kafka o il nostro amatissimo Fantozzi, dove il mondo dei potenti e dei grandi burattinai non va mai contestato perché, citando Mr. Helpmann nei minuti iniziali, loro sanno come fare, creando spesso anche i mostri da distruggere (un futuro parallelismo con i sistemi operativi con annessi antivirus a virus da loro stessi creati?!?).Visivamente impressionante (dai monitor simili ai moderni tablet ad abitazioni multifunzionali ma allo stesso tempo incredibilmente incasinate, fino alle oniriche ambientazioni fantasy), alla faccia di ‘effettacci’ digitali dei blockbuster moderni, grazie a scenografie mozzafiato ìvecchia scuola’, che si ispirano vagamente alla METROPOLIS di Fritz Lang ed alle sontuose visioni del sopra citato Fellini. Dove sogno e realtà, come scopriremo nel finale, sono destinati ad intersecarsi e scambiarsi più di quanto si possa immaginare. Bizzarre e divertenti le performance fugaci di Robert De Niro e Bob Hoskins, due faccia della stessa medaglia (il sistema), in quanto uno lo ferisce dall’interno e l’altro cerca inutilmente di curarlo (finendo letteralmente nella merda 😀 ). Quasi due ore di mezza (142 min la director’s cut) di geniale visione della triste realtà dell’uomo moderno, attraverso e grazie l’unica arma umana impossibile da imprigionare, ovvero l’immaginazione e fantasia della mente. BRAZIL è un film spettacolare che sfiora la perfezione cinematografica, in quanto inattaccabile, impossibile da criticare e capace quasi di migliorare con il passare del tempo. Capolavoro vero! VALUTAZIONE 5/5

H.E.