BREAKING THE WAVES (Le onde del destino) del 1996 di Lars von Trier



LE ONDE DEL DESTINO (titolo italiano), primo capitolo della ‘trilogia del cuore’ (IDIOTI e DANCER IN THE DARK gli altri due) di Lar von Trier, è un film dolorosamente cristologico che segue, attraverso sette capitoli, il percorso controverso di una giovane donna, dal passato e presente difficili, nel quale fede e ragione si scontreranno ripetutamente, fino a giungere ad un finale surreale, inaspettato e salvifico. In una piccola cittadina, legata a rigide regole cristiane che tratta le donne come esseri inferiori, sulla costa scozzese, la timida ed instabile Bess si sposa con Jan, un operaio norvegese di un pozzo petrolifero. Quando Jan ritorna a lavorare nel piattaforma, quindi lontano da Bess, questa inizia a soffrire terribilmente della sua assenza, mostrando ancora di più dei comportamenti instabili che poco si adattano al suo austero villaggio. Il peggio però arriva quando Jan ha un terribile incidente e che lo riporterà sulla terraferma in condizioni estreme, costringendo Bess ad affrontare un percorso mentale, religioso e fisico che alterna dolore e piacere …….Girato seguendo in parte le linee guida del DOGMA 95, questo film segna una svolta decisiva nel cinema di Lars von Trier, dove sofferenza, malinconia e shock visivo troveranno terreno fertile in maniera sempre più crescente nei sui lavori futuri. Superlativa la prova dell’attrice Emily Watson, qui al suo debutto cinematografico, straordinaria nel rappresentare le varie fasi del suo personaggio nel corso di questa agghiacciante storia (dove finirà per chiedere ‘scusa’ nel corso della pellicola almeno un centinaio di volte). Moglie, amante, prostituta, veggente e martire. Saranno questi i diversi ruoli che segneranno indelebilmente la sua evoluzione, attraverso momenti durissimi e situazioni al limite che finiranno per scaturire emozioni contrastanti e disturbanti durante le visione. Un percorso che riflette alla lontana la vita di Gesù, dove l’amore per l’umanità sarà sostituito da quello infinito per Jan, che porterà entrambi ad un sacrificio enorme, non privo di dolore, destinandoli ad un auto immolazione e auto distruzione ultraterrena. Parallelismi continui (i sassi lanciati dai bambini mentre gli gridano puttana appare proprio come una via crucis dei poveri) lasceranno più volte il segno, mentre l’ostracismo continuo della sua piccola ma tenace comunità riflette al meglio quello di duemila anni fa che circondava il Cristo salvatore. Naturalmente il buon Lars sceglierà un sacrificio più beffardo, osceno e poco incline alla purificazione per la protagonista Bess, la quale non rinuncia mai al dialogo, quasi come quello tra un padre misericordioso e sua figlia ‘birichina’, con Dio. L’onnipresente fotografia grigio-seppia e sporca, servirà ancora di più ad amplificare l’estrema drammaticità e la consistenza disturbante delle azioni di Bess, quasi insostenibili negli ultimi capitoli, in quanto finirà per assecondare in maniera estrema il perverso volere di Jan, trovando forse il senso all’inevitabile destino di alti e bassi (come le onde dell’oceano atlantico) della sua misera vita. Opera cupa, dura e difficile da digerire, che non rinuncia, come per quasi tutte le sue opere future, a strappare qualche macabro sorriso, fondamentale per ammortizzare la soffocante e disturbante atmosfera che avvolge dal primo all’ultimo minuto questa poderosa pellicola. Amen! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.