BURNING (2018) di Lee Chang-dong

Film del 2018 arrivato solo ora (incredibilmente) in alcune, fortunate, sale cinematografiche del nostro bel paese con il titolo ‘Burning – L’amore brucia’.
L’ultima opera di Lee Chang-dong, regista coreano tra i più apprezzati ed elogiati da critica e pubblico in patria e nel mondo, prende ispirazione dal racconto breve ‘Barn Burning’ di Haruki Murakami, stimolando in maniera sottile ed estremamente abile la capacità dello spettatore di cogliere molteplici particolari invisibili ad una visione superficiale, estremamente articolati e nebulosi, disseminati con cura lungo le quasi due ore e mezza di durata.
Corea del Sud, ai giorni nostri. Durante una consegna il giovane Jong-Su, un aspirante scrittore, incontra casualmente una ragazza, Hae-Mi, la quale in passato viveva nel suo stesso paese di campagna. Dopo una piccola rimpatriata in un bar, finiscono per fare l’amore nell’appartamento di lei. Proprio quando Jong-Su sembra aver trovato un’inaspettata compagna di vita, Hae-Mi gli annuncia di essere in partenza per un viaggio in Africa, chiedendogli nel frattempo di prendersi cura del suo gatto, schivo e invisibile. Tornato alla sua misera quotidianità, Jong-Su deve prendersi cura dell’unica mucca rimasta nella fattoria del padre, in quanto quest’ultimo si trova agli arresti per aver assalito un vigile urbano. Dopo un mese finalmente Hae-Mi ritorna e chiede a Jong-Su di andare a prenderla in aeroporto. Tornata in patria la ragazza però non è sola. con lei c’è un tipo piuttosto snob di nome Ben. Un uomo dal bel aspetto, ricco e che gira con una Porsche nuova fiammante che spegnerà immediatamente l’entusiasmo di Jong-Su per il ritorno dell’amica. Stranamente si sviluppa uno strano rapporto tra i tre individui, così diversi tra loro ma incredibilmente attratti tra loro, in quanto Jong-Su è fortemente innamorato della svampita Hae-Mi, a sua volta affascinata dal ricco Ben, il quale nasconde uno strano quanto inquietante segreto, destinato a cambiare per sempre la vita di Jong-Su ……<br>BURNING non è un’opera facile, la quale sin da subito appare poco chiara nella sua esposizione, dove le motivazioni prima e le conseguenze poi delle azioni dei nostri tre protagonisti sono immerse in sfuggevoli e contorte metafore. Le quali permettono di spaziare in maniera indiretta dai rapporti difficili e di facciata tra le diverse classi sociali (in linea dunque con un altro capolavoro recente del cinema coreano come PARASITE di Bong Joon-ho) alla solitudine obbligata e forzata dei nostri tempi, da desideri repressi sin dall’infanzia fino a paranoie che martellano la mente designate ad esplodere in una violenza senza controllo. Paranoie che si chiamano desideri e che sono anticipate proprio nel primo incontro tra Hae-Mi e Jong-Su, dove un esempio di mimo di nel mangiare un’arancia immaginaria finirà per racchiudere buona parte del senso di questo film per nulla lineare e concreto nelle sue delucidazioni e verità senza dubbio nascoste. Il desiderio di qualcosa può prendere il sopravvento su qualcosa di reale e oggettivamente irraggiungibile? Secondo i tre protagonisti, anche se in maniera differente, ovviamente si.
SPOILER
Le serre bruciate, l’hobby malsano di Ben. sembrerebbero indicare chiaramente le donne, quelle più sole e dimenticate da tutti come Hae-Mi. Questa vive e sopravvive ricordando situazioni passate mai realmente accadute, concentrandosi su momenti altrui che le ricordano questi frangenti del passato creati con fantasia forzata nella sua mente. Jong-Su infine è l’ago della bilancia del trio, capace di rafforzare la verità che più gli fa comodo: il gatto inesistente, le ragazze rapite da Ben, la trama del suo romanzo, il padre esiliato, la madre incontrata dopo oltre un decennio (un incontro probabilmente mai avvenuto). Queste verità cercate, unite al suo desiderio di fuggire dalla propria condizione sociale, enfatizzata ogni volta dagli incontri con Ben ed i suoi amici, finirà per corrodere, bruciare e diventare quel gusto dell’arancia desiderato e mai veramente assaporato da Hae-Mi ad inizio pellicola. Solo il finale chiarirà, con poche parole ed una scena violenta ed annegata nel sangue, cosa è accaduto in realtà nelle due ore e 20 precedenti (sarà chiarissimo, almeno secondo chi scrive queste poche righe, chi ha fatto sparire Hae-Mi e cho tra Ben e Jong-Su è e sarà il ‘grande cacciatore’ citato da Hae-Mi).
Dramma sociale prima, thriller psicologico poi e dramma estremo alla fine, dove tutto brucia lentamente e senza fretta, dalle sigarette al sole al tramonto, dal desiderio di afferrare qualcosa di inarrivabile alle fantomatiche serre, per finire al fuoco che brucia le anime solitarie dei nostri protagonisti, partoriti forse, anche solo parzialmente, dalla fervida e perversa immaginazione di un aspirante e giovane scrittore frustrato dalla superficialità contemporanea e dalle avversità subite sin dall’infanzia. FINE SPOILER
Regia perfetta, recitazioni dei tre protagonisti impeccabili, fotografia travolgente, atta a mettere in risalto quei frangenti di calma apparente ma che nascondono dei mali interiori insanabili, una sceneggiatura di altissimo livello ed una visione a 360° dell’attuale società coreana (tutta, non solo quella del Sud), finiranno per farci innamorare a prima vista questa pellicola, la quale però necessità di ulteriori visioni per carpire e raccogliere l’enorme quantità di dettagli (e metafore graffianti) sparpagliati in maniera maniacale e coinvolgente lungo tutta la pellicola. Un neo noir atipico travolgente, destinato a lasciare un segno indelebile nel cinema dei nostri giorni! VALUTAZIONE 5/5

H.E.