CALM WITH HORSES (2020) di Nick Rowland

Uno dei film più interessanti sfornati in questo inizio 2020, è il lungometraggio d’esordio di Nick Rowland, un ruvido, freddo e feroce crime movie irlandese. Un’opera, ricca di atmosfere sospese che spaziano dagli sterminati paesaggi tipici dell’Irlanda più rurale a interni lerci e claustrofobici iniettati di luci al neon, che strizza più volte l’occhio all’epica trilogia PUSHER di Refn e soprattutto alle pellicole fiamminghe più nere e pessimiste, come BULLHEAD e THE ARDENNES. Questo però non priva di personalità e solidità questa pellicola cupa e pesantemente drammatica, dalla trama scarna in superficie ma ricchissima di sottili analisi personali, familiari e identitarie dei suoi protagonisti, principali e secondari. Irlanda. Il roccioso ex pugile Douglas ‘Arm’ Armstrong diventa, sollecitato dall’amico Dymphna Devers, uno degli scagnozzi della famiglia criminale Devers, specializzata nello spaccio di stupefacenti. Separato dalla sua ex fidanzata, Douglas prova anche ad essere un buon padre, fallendo miseramente il più delle volte, per il figlio autistico di cinque anni Jack. Un giorno Douglas, che non riesce ad accettare la separazione dalla sua ex, viene messo alla strette dalla famiglia Devers, la quale gli ordina di uccidere un suo vecchio conoscente, colpevole quest’ultimo di aver abusato di una ragazza tredicenne, una delle tante nipoti del clan …….Ispirato da un racconto del giovane scrittore irlandese Colin Barrett, questo film riesce a coinvolgere sin dai primi minuti. Merito di una regia magnetica, della riuscitissima caratterizzazione dei molteplici personaggi, delle atmosfere grigiastre perennemente negative e di una figura centrale quanto mai azzeccata come quella di Douglas ‘Arm’ Armstrong. il quale alterna sempre una violenza scaturita dalla sua figura massiccia ad un’estrema fragilità interiore. Figlia questa soprattutto di incomprensioni ed un’impossibilità di rapportarsi con un figlio e che Douglas non riesce proprio ad accettare. Arm. proprio come l’allevatore interpretato da Matthias Schoenaerts del BULLHEAD citato sopra, finirà in un pozzo sempre più profondo di solitudine e amarezze figlie di una vita sfortunata, oltre ad essere sconfitto da un presente senza luce dove l’incomunicabilità con il figlio e la rassegnazione con la sua ex, lo porterà a scelte sempre pessime. Inoltre, in questo presente poco felice sarà affiancato da squallidi personaggi che lo usano come un cane al guinzaglio. Primo su tutti il suo ‘amico’ Dymphna (un sempre ottimo Barry Keoghan), una figura diabolica, viscida e pericolosa che finirà per consigliarlo sempre nel peggiore dei modi. In bilico per lunghi tratti tra il neo noir ed il crime più marcio, nella parte finale si accelera, in tutti sensi (musica elettronica compresa), verso il thriller più estremo, lasciando comunque al centro della storia sempre questa figura triste, drammatica e inadatta al proprio presente sconnesso come il povero Arm. Il parallelismo della vita di Arm con i cavalli citati nel titolo (l’unica arma della madre di Jack per calmare le sue crisi), finirà per diventare, a lungo andare, una nebulosa utopia destinata a naufragare sempre più nelle gelide acque della squallida vita criminale di provincia. Filmone! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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