CANI ARRABBIATI (1974) di Mario Bava

Film estremo maledetto, non certo per colpa del regista Mario Bava, gigante del cinema italiano, ma per una serie di sgradevoli problemi legati alla produzione, finita in bancarotta, nel 1974 e che portarono addirittura al sequestro della pellicola quando era in fase di montaggio. Congelato nel tempo e con grande rammarico per Mario Bava, il quale morì nel 1980 senza vedere finito e proiettato sul grande schermo il suo film, CANI ARRABBIATI tornò alla ribalta negli anni ’90 e anni 2000. con una serie di versioni turbolente e spesso contestate, ad opera dell’attrice presente nel film Lea Kruger e il figlio di Mario, Lamberto, aiuto regista nel film.
Ad oggi infatti si contano diverse e molteplici versioni, alcune con scene nuove girate da zero e nuovi doppiaggi, non sempre apprezzati dai fans di Mario Bava. Tuttavia, anche la versione più scadente o contestata, quella intitolata ‘Kidnapped’, non perde del tutto fascino, forza e la carica travolgente della versione originale.
La trama iniziale in sé è semplice. A seguito di una rapina, tre violenti criminali, Dottore, Trentadue (:D) e Bisturi, prendono con la forza una giovane donna, un uomo di mezza età e un bambino in ostaggio, costringendoli a guidarli fuori di Roma per aiutarli a dileguarsi…….
Tratto da un romanzo breve presente nella serie “Il giallo Mondadori” degli anni ’60, “L’uomo e il bambino”, CANI ARRABBIATI rappresenta un film anomalo e lontano da quanto realizzato fino ad allora da Mario Bava, per la storia, attuale per l’epoca (rapimenti, sequestri e violenza di strada erano all’ordine del giorno negli anni ’70) e per la tecnica di regia, nuova, innovativa, nevrotica e vorticosa. Nulla di quanto realizzato prima è paragonabile a questa opera, nemmeno i polizieschi o ‘banditeschi’ italiani più violenti dell’epoca, in quanto l’ambientazione claustrofobica (quasi tutto il film è ambientato all’interno di un’automobile), la caratterizzazione certosina e marcata di tutti i protagonisti del film, con nomignoli, vestiti e accessori di contorno ben delineati, servono per portare paura e tensione a livelli assurdi, esaltati da battute taglienti, situazioni estreme e dialoghi indimenticabili (la donna costretta ad orinare in piedi è destinata agli annali del cinema).
Se il film inizia come tanti polizieschi italiani dei primi anni ’70, si trasforma in un road-movie d’assedio travolgente, sudato, sporco, sbruffone, cinico e crudele all’eccesso, dove sono proprio i succitati protagonisti cattivi a catturare ed esaltare la nostra attenzione. Il gigante George Eastam (Luigi Montefiori) nei panni del “cazzone” 32, nomignolo pensato per rendere felici le spettatrici estreme, Bisturi (Don Backy) il ‘matto’ della banda dal coltello facile e il capo “Il dottore” (Maurice Poli) freddo e calcolatore, rappresentano tutto il sadismo, la violenza e la follia di un’epoca gloriosa del cinema italiano, sottovalutato miseramente un tempo e osannato giustamente ai giorni nostri. Un finale sconvolgente, inaspettato e sorprendente, tempi di ripresa perfetti, una musica ripetitiva incalzante e un’atmosfera perennemente malsana, sono elementi che ci costringono, volentieri, a promuovere CANI ARRABBIATI a capolavoro fenomenale del nostro cinema, non solo estremo. Unico! VALUTAZIONE 5/5

H.E.

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