CANNIBAL (2006) di Marian Dora

Il primo lungometraggio del tedesco Marian Dora è basato sulla storia vera di Armin Meiwes, il “cannibale di Rotenburg”, che nel 2000 ha postato un annuncio on-line alla ricerca di un volontario per essere mutilato e mangiato. Incredibilmente qualcuno ha risposto e come ogni anima gemella che si rispetti, quest’ultimo cercava da tempo qualcuno che lo divorasse. Il sogno si realizzerà per entrambi.
Il film, per quanto possibile, visto che si tratta di un’opera cinematografica, è fedele allo storia originale, in quanto descrive l’incontro tra il cannibale e la sua vittima e/o partecipante, la loro relazione omosessuale, le mutilazioni, la consensuale evirazione ed infine l’uccisione di Bernd Jürgen Armando Brandes. <br>Marian Dora non poteva scegliere storia migliore per dar sfogo alle sue fantasie deviate nel suo primo film, già visionate ed apprezzate nei suoi numerosi corti precedenti a quest’opera (reperibili tutti nel recente doppio DVD + libro di CANNIBAL edito dalla BLACKLAVA). Nei precedenti short anticipa contenuti (cannibalismo, violenza sugli animali, pornografia hardcore ect ect) ed atmosfere malate che ritroveremo non solo in CANNIBAL ma anche nei suoi successivi e discussi (alcuni discutibili) lungometraggi. (Melancholie der Engel, Reise nach Agatis, Debris Documentar, e Carcinoma).
Il film, pur essendo un’opera prima, regala e ci fa respirare un’atmosfera degradante, sporca e malvagia, difficile da replicare che ci trascina pesantemente nell’abisso oscuro del cannibale, complici le scene omosessuali, realizzate in una nebbia perenne che aumenta esponenzialmente il rapporto malato tra i due individui e di conseguenza il nostro disagio durante la visione. 
Dialoghi al minimo storico, con l’indimenticabile frase “I’M YOUR FLESH” che sancisce l’incontro dal vivo tra i due degenerati.
Il film pecca solo nella parte iniziale, (escluso il bellissimo inizio con l’accenno alla storia di Hansel & Gretel) nei primi incontri da parte del cannibale, senza successo ovviamente, alla ricerca di un volontario da essere mangiato.
Dopo le succitate scene omoerotiche e pornografiche, il film sale di livello, prima con la famosa evirazione (storia vera in quanto filmata dallo stesso Meiwes) e pasto del fallo della vittima consumato da entrambi, proprio su richiesta e desiderio di Bernd Brandes, e poi con la successiva macellazione, che avviene in un’atmosfera realistica ma irreale allo stesso tempo.
CANNIBAL è un vortice continuo di malessere, che miscela bellezza artistica, disagio psicologico, depravazione estrema, tenerezza assurda e comprensione umana e disumana nei confronti sia del cannibale che della vittima consenziente a questo “gioco” assurdo che li ha prima divorati nell’animo e poi anche fisicamente. 
L’anno successivo vedrà la luce un altro film tedesco, GRIMM LOVE di Martin Weisz, ispirato al cannibale di Rotenburg, ma lontano anni luce da questo lavoro di Dora.
Questo film, ormai decennale, non è un film estremo è IL film estremo per eccellenza, perché non sarà il più bello ma di sicuro è il più malato. VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.