CHANGELING (2008) di Clint Eastwood

 

CHANGELING, nella vasta filmografia di Clint Eastwood, uno dei registi americani più apprezzati dal grande pubblico e dalla critica amante del cinema hollywoodiano, pur non essendo uno dei lavori più acclamati del regista californiano, appare come una delle sue opere più cupe, dure e drammatiche, in grado di abbracciare parzialmente i gusti cinematografici di chi ama pellicole, perlopiù europee, disturbanti ed inquietanti. E la storia presentata, ispirata ad una serie di eventi realmente accaduti nella città degli angeli verso la fine degli anni ’20, è decisamente inquietante, tosta e da brividi.
In una giornata soleggiata come tante altre, della primavera del 1928 a Los Angeles, Christine Collins, una madre nubile, saluta il figlio di 9 anni Walter, prima di recarsi al lavoro come centralinista. Al suo ritorno a casa però il suo bambino non c’è più e sembra scomparso nel nulla. Inizia così un’estenuante ricerca da parte della disperata madre per ritrovare il figlio scomparso. Dopo cinque mesi la sua sofferenza sembra essere giunta al termine. La polizia ritrova il suo bambino. Quando la polizia lo riporta però lo riporta a Christine, quest’ultima afferma, prima dubbiosa ma poi sempre più convinta, che il bambino ritrovato non sia suo figlio, nonostante inizialmente lo porti casa con sé. Quando constata che il ragazzino non è effettivamente suo figlio, inizia una battaglia contro proprio la polizia e le istituzioni da parte di Christine. La risposta della polizia, ben decisa a non passare da incompetente, finirà per far passare per pazza la povera Christine e la farà internare in un manicomio. L’unico aiuto per Christine sarà il reverendo Gustav Briegleb, attivista della comunità presbiteriana locale, fermamente convinto della negligenza della polizia e soprattutto che sia fermamente corrotto. Inizia così una dura battaglia per la sua liberazione, tutt’altro che scontata, che finirà per culminare con sconcertanti verità sulla scomparsa del vero Walter …….
Il film è da suddividersi in tre parti ben distinte, che saranno sottolineate pesantemente da una diversa luce e fotografia nel corso della pellicola. Sospesa e più luminosa nella prima parte, quella afferente la scomparsa di Walter ed il ritrovamento del ‘nuovo’ Walter. Cupa e grigia quella centrale, attinente la reclusione di Christine, mostrando al meglio la sua impotenza nei confronti della polizia, costretta a salvare la faccia ad ogni costo. Mortificante e ancora più deprimente quella finale, dove purtroppo i macabri eventi saranno parzialmente svelati, mostrando un lato criminale nascosto, anticipato sopra, dove negligenza e necessità da parte delle autorità di pulire velocemente i ‘panni sporchi’, erano già messe sotto pressione in quegli anni da un proibizionismo senza precedenti nella storia americana. Eastwood non è un regista che affronta di petto problemi, nefandezze e debolezze del suo paese. Bensì ci ruota attorno partendo la lontano, raccontando storie delle persone comuni in maniera semplice senza mai calcare la mano o mostrando scene scoccianti estreme per scuotere lo spettatore. Con CHANCELING riesce però ad affondare il colpo, mortificando la forza interiore di una madre costretta ad accettare una sconfitta duplice, la perdita di un figlio e l’impossibilità di accettare una soluzione utile solo per calmare le acque dell’opinione pubblica. E proprio su questo punto Eastwood non sbaglia nulla, con un parallelismo attuale sempre più costante del grande paese a stelle e strisce (e non solo, occidente ed Italia compresa mi viene da sottolineare), ovvero sbattere il più velocemente possibile il mostro in prima pagina o scegliere la scorciatoia più veloce per rasserenare la massa e seppellire le situazioni sgradevoli.
A dimostrazione della vena non troppo estrema del texano dagli occhi di ghiaccio Clint, il finale lascia una debole, quanto improbabile luce di speranza. Da sottolineare la poderosa, convincente e coinvolgente prova da parte di Angelina Jolie nei panni di Christine Collins, forse la sua migliore interpretazione di sempre.
CHANCELING è una storia straziante, struggente e drammatica destinata a lasciare il segno, merito, e questo va evidenziato, di una regia sontuosa, tecnicamente impeccabile ed inattaccabile, leggermente scalfita da alcuni passaggi di sceneggiatura utili solo per non mordere troppo lo stomaco del grande pubblico (riflesso inesorabile della società di massa), poco avvezzo a storie drammatiche a tinte forti e amante e desideroso sempre (per citare una frase emblematica presente nel film) di storie a lieto fine! VALUTAZIONE 9/10

 

H.E.