CHERNOBYL (2019) di Johan Renck

Anche l’Europa, 41 anni dopo le bombe atomiche sganciate su Hiroscima e Nagasaki in Giappone, conobbe la paura nucleare. Il disastro di Chernobyl, avvenuto il 26 aprile 1986, finì per incidere in maniera devastante sull’allora UNIONE SOVIETICA e in diversi paesi europei e non solo (in Italia l’ultimo referendum sul nucleare fu del 1987), decretandone la fragilità oltre alla pericolosità (non ultimo, il disastro di Fukushima del 2011) dell’energia nucleare.
La serie HBO scritta da Craig Mazin (regista e sceneggiatore perlopiù noto per commedie demenziali) e diretta dallo svedese Johan Renck, dal titolo breve ‘CHERNOBYL’, ripercorre, mescolando realtà e finzione, quei tragici avvenimento che portarono al disastro, focalizzandosi sui due anni successivi e soprattutto sulla gestione del disastro post esplosione del reattore N.4 della centrale di Chernobyl situata nell’allora URSS e oggi Ucraina. Serie strutturata in 5 episodi dove si inizia con il disastro avvenuto quella fatidica notte di 33 anni fa, per poi svilupparsi su diverse storie, che raccontano la gestione della crisi da parte dell’URSS, con protagonisti Io scienziato nucleare Valerij Alekseevič Legasov ed il politico Boris Shcherbina, e numerose storie parallele, tra le quali quelle di un vigile del fuoco e di sua moglie, di un giovane soldato costretto alla pulizia degli animali selvatici e domestici della zona evacuata (di circa 2600 kmq attorno alla centrale) e di una scienziata nucleare che finirà per risultare determinante per scoprire al verità. 
Il primo episodio inizia con un suicidio del sopra citato Valerij Alekseevič Legasov, avvenuto il 27 aprile a Mosca, dopo aver registrato su nastro alcune confessioni destinate ad entrare nella storia. “Il vero pericolo è questo: se ascoltiamo solo bugie sufficienti, non riconosceremo più la verità”. Poche parole che tuoneranno devastanti all’inizio ma soprattutto nella conclusione di una saga che rimane sempre concentrata sulla ricerca della verità di un disastro evitabile che ancora oggi è destinato ad alimentare idee di varia natura, legate a complotti e occultamento della verità tanto cercata e voluta da Legasov. La serie mantiene buoni ritmi narrativi, senza mai scivolare nel dramma puro e mostrando finalmente, al contrario della misera vile propaganda comunista dell’epoca, i volti e nomi dei veri eroi che evitarono un disastro di proporzioni ancora più letali di quelle riscontrate, le quali furono decisamente devastanti anche negli anni successivi. Dai vigili del fuoco, ai tre volontari che permisero nelle ore successive al disastro un’esplosione nucleare, fino ai minatori (400 circa) che lavorarono in condizioni disumane per realizzare uno scambiatore di calore sotto la centrale nelle settimane successive al disastro, evitando così uno sversamento di materiale radioattivo nel terreno e di conseguenza delle falde acquifere. 
Le scene shock non sono risparmiate (alla terza puntata, le immagini dei tecnici della centrale prossimi alla morte e con il corpo devastato dalle radiazioni sono difficilmente dimenticabili), fondamentali per capire quanto distruttive siano le radiazioni nucleari come quelle subite dai tecnici prima, dai soccorritori immediatamente dopo l’esplosione e dalla popolazione negli anni successivi. Il pezzo forte, come anticipato in precedenza, è senza dubbio la parte finale dell’ultimo episodio, il quinto, con il processo a Mosca ai danni dei tecnici della Centrale ancora in vita e come punto critico il fatale ‘test di sicurezza’ che causò il disastroso collasso della centrale. Di forte impatto emotivo e le ultime, in modalità documentario, didascalie nei titoli di coda, nelle quali saranno mostrati volti e destino dei protagonisti di questa triste e tragica vicenda. Una serie cruda ed estremamente efficace nel mostrare gli orrori dovuti ad un’apocalisse nucleare reale e le criticità di un sistema comunista come quello sovietico (emblematici i dialoghi tra Legasov e il capo del KGB)! Una serie estrema da …. visione fondamentale! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.