CLIMAX (2018) di Gaspar Noé

 

“Climax, dal greco ‘klímax’, è una figura retorica che consiste nel disporre più elementi del discorso secondo un ordine basato sulla crescente intensità del loro significato, per creare un effetto di progressione che potenzia l’espressività del discorso”. Sintesi non proprio ma sicuramente un punto di partenza per approcciarsi all’ultima fatica cinematografica del controverso e mai banale Gaspar Noé, uno dei registi più influenti e di rottura del cinema contemporaneo, non solo estremo.
Un ‘FAME’ lisergico e iperattivo, ispirato ad una storia realmente accaduta, destinato a scombussolare e stordire anche il più scafato del cinema più dinamico ed estremo, merito assoluto della perfetta fusione tra dance, musical, erotismo, violenza primordiale e tecniche di ripresa da mal di testa, caratteristica imprescindibile di Noé, tra piani sequenza magnetici, visioni capovolte. luci al neon e frangenti nevrotici sconvolgenti.
Alpi francesi, 1996. 20 ballerini francesi si ritrovano uniti per una prova di tre giorni in un collegio chiuso, prima di partire per gli Stati Uniti d’America, per condividere un’ultima danza collettiva. Quindi fanno un’ultima festa attorno a una grande ciotola di sangria. Rapidamente l’atmosfera si surriscalda ed una strana follia li catturerà per tutta la notte. ben presto scopriranno di essere stati drogato con l’inganno da parte di qualcuno di loro, il quale ha innaffiato la sangria di LSD. Se sembra loro ovvio che sono stati drogati, non sanno né da chi né perché. Intorpiditi dalla potente droga e dall’ipnotico ed incessante ritmo elettrico crescente della musica, sarà impossibile per loro resistere alle proprie nevrosi e psicosi. Mentre alcuni si sentono in paradiso, altri finiranno per scivolare in un inferno di violenza becera e primitiva …..
Opera impazzita a partire dalla struttura narrativa, che inizia presentando i titoli di coda ed una breve sequenza iniziale, dove ragazza ferita si trascina in un campo innevato per poi accasciarsi al suolo, per poi passare ad una serie di interviste documentaristiche, utili per conoscere i vari componenti di questo variopinto gruppo di ballo attraverso il monitor di un vecchio televisore, affiancati per l’occasione da libri e VHS senza dubbio fondamenta di Noè. Da Suspiria ad Harakiri, da Angst a Possession, da Vibroboy (cortometraggio francese semisconosciuto strampalato e folle) a Possesion (ed altri) per quanto concerne il cinema amato ed ampiamente omaggiato dal regista franco argentino. Dopo il primo ballo collettivo, sulle note di Supernature di Cerrone, saremo catapultati in un continuo salto di inquadrature frenetiche incentrate sui dialoghi tra i vari ballerini, in coppia o al massimo in tre di loro, nei quali cazzeggiano sorseggiando sangria, parlando delle loro esigenze sessuali e personali, in maniera naturale e libera. Quando scopriranno la sorpresa contenuta nella bevanda ispanica, inizierà il vero film, introdotto dagli altisonanti nomi degli artisti che andranno a comporre l’effervescente e poderosa colonna sonora (Patrick Hernandez, Rolling Stones, Daft Punk, Aphex Twin e tantissimi altri), che finirà per aizzare l’anima selvaggia dei vari ballerini, destinati a liberarsi ancora di più dai freni inibitori e lanciarsi in balli selvaggi, orge viscerali, violenza gratuita, paranoie, rapporti sessuali senza freni e frangenti scatenati come se non ci fosse un domani. Un connubio tra danza frenetica e violenza primordiale, prima liberata dall’LSD e poi amplificata dallo stesso, che finirà per straniarci la mente e confonderci felicemente le idee, allontanandoci dalla ricerca del colpevole dell’atto lisergico, nascosto abilmente all’interno della compagine quanto mai ambigua sessualmente e finalmente libera di scatenarsi e far esplodere i propri istinti primitivi.
Esteticamente impressionante, la seconda parte cambierà notevolmente pelle rispetto alla prima, con passaggi carnali alla POSSESSION di Andrzej Żuławski e deliri privi di senso e logia alla UN CHIEN ANDALOU di Luis Buñuel, mescolati sapientemente nello stile inconfondibile di Noé, tra critiche alla società francese, nascosta dietro la facciata ipocrita di persone per bene alla CACHE’ di Haneke, a impulsi pericolosi e di odio onnipresenti e abilmente nascosti nell’uomo, destinati ad uscire alla prima occasione o grazie a mix letali come quello di musica dance martellante unita all’LSD. Proprio per quanto concerne quest’ultimo, Gaspar offre il meglio di sé, mostrando effetti plausibili e veritieri di paranoie (la madre che chiude il figlioletto nella stanza, la ragazza incinta, le allucinazioni che travolgono il gruppo) afferenti la potente droga sintetica.
L’ultima parte, confusa e carnale, chiude abilmente il cerchio della tragica giornata del pittoresco gruppo di ballo, al quale, vedendone il vero volto una volta liberata la bestia al loro interno, sarà quasi impossibile provare pietà o compassione da parte nostra per la tragica o deprimente fine alla quale sono destinati.
Almeno, nel finale, scopriremo il colpevole, utile solo per dare un volto senza movente all’autore impazzito di una giornata quanto mai folle.
CLIMAX è un nel bignami estremo di tutto il cinema di Gaspar, arricchito per l’occasione da un abbraccio perverso al genere musical, quanto mai singolare e libero, come i ballerini sopra citati, da regole rigide del genere. Una bella ‘botta’ di film! VALUTAZIONE 9,5/10

 

H.E.

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