COLONEL PANICS (カーネルパニック) del 2019 di Cho Jinseok

“E’ solo un gioco”Negli ultimi anni il cinema giapponese (esclusi i soliti grandi nomi), sta lasciando sempre meno spazio a generi estremi che lo hanno reso insuperabile per decenni passati. Una delle pellicole più recenti degnissime di nota è COLONEL PANICS (realizzato nel 2016 ma uscito solo l’anno scorso). Una pellicola cyberpunk 3.0 ad alto tasso erotico, visivamente micidiale e caratterizzato da un’inquietante musica elettronica, opera di un regista coreano che ha messo le radici in Giappone, catturando tutto il meglio del Sol Levante più estremo e forte di una co-produzione (low budget) alle spalle che spazia dall’Australia fino agli Stati Uniti. Queste molteplici influenze gli hanno permesso di realizzare un film di pregevolissima fattura, costruito su una sceneggiatura folle e per nulla banale. Un’opera visivamente accattivante che spazia nei contenuti dall’intelligenza artificiale al nazionalismo esasperato, dal sesso virtuale all’amore negato, senza dimenticare classiche tematiche e visioni estreme come la necrofilia e lo splatter più feroce (figlie dell’evidente passione del regista per il cinema europeo e della propria madre patria).In un prossimo futuro le intelligenze artificiali dedicate all’intrattenimento per adulti, riusciranno loro stesse a replicare storie nuove basandosi su altre preesistenti. Uno dei programmatori e costruttori di storie primarie, ossessionato tra le altre cose da una sua collega di lavoro, dopo essersi allontanato dall’azienda per la quale lavorava, viene contattato nuovamente dopo più di dieci anni dalla stessa, con l’obiettivo di risolvere un problema con un virus. Questo sta bloccando il livello 4 di questo ‘gioco’ per adulti, con protagonista un uomo giapponese nel nostro presente, dove finzione e realtà sono abilmente intersecate tra loro. Il passato, il presente, la realtà virtuale e artificiale, anche questa di ieri e del futuro (presente), si incroceranno in maniera sempre più pericolosa e letale …..Film che si può dividere in due parti. La prima, assai confusa e priva di chiarimenti, dove troviamo il nostro protagonista ossessionato dall’imperialismo giapponese, dalle storie militari e dalla sua collega, ben più abile di lui nei rapporti umani. L’uomo mescola continuamente realtà virtuale e pensieri propri, finendo in un vortice sempre più nebuloso e sinistro che metterà a dura prova lo spettatore, attraverso visione caleidoscopiche, erotiche e lisergiche, destinate a fare da apripista ad una violenza repressa e sepolta per anni. Quando questa prenderà il sopravvento, nella seconda parte, il gioco dei ruoli, tra finzione e realtà, rischierà di intersecare senza ritorno l’essere artificiale, rappresentante del virus, e la rabbia sommersa dell’avatar del suo creatore. Nel finale assisteremo ad un concentrato di violenza estrema, erotismo, splatter, necrofila e stupro alla IRREVERSIBLE, tra i più scioccanti senza dubbio del cinema indipendente recente. COLONEL PANICS (dove il titolo racchiude al suo interno il termine informatico ‘kernel’) è un vorticoso labirinto temporale e articolato sulla pericolosità dell’indipendenza umana dall’intelligenza artificiale figlia di un pensiero pericoloso, capace però di virare però su terreni disturbanti per proprio volere o, peggio ancora, figlia degli errori commessi dagli uomini (in questo caso il dito è puntato contro l’imperialismo giapponese) in passato. Come ogni buon sci fi estremo che si rispetti, nel quale non vi sono paletti e la razionalità non esiste, questo film lancia un allarme di pericolo, chiaro con l’avanzare della storia, che finirà per lasciare più dubbi che certezze a fine visione sulla capacità dell’uomo di controllare le proprie ‘creature artificiali’, i desideri coltivati nel tempo e soprattutto le proprie … paure primordiali! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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