DANCER IN THE DARK (2000) di Lars von Trier

Lars incontra il genere ‘musical’ e spacca come sempre, forse anche di più. Soggetto e sceneggiatura dello stesso regista danese, con riprese che lo riportano alle origini del DOGMA 95 (con l’utilizzo per buona parte della pellicola solo della camera a mano) e faro nel dramma oscuro della pellicola, come protagonista, una straripante e vulcanica Björk (tra lei e Lars voleranno scintille nel set e negli anni successivi, con accuse forti da entrambe le parti), artista e cantante islandese prestata al grande cinema, la quale metterà anima, estrema, e corpo nella notevole colonna sonora del film (dove spicca un duetto energico con Thom Yorke).
Terzo capitolo della ‘trilogia del cuore’ (LE ONDE DEL DESTINO e IDIOTI gli altri due), DANCER IN THE DARK è un dramma intenso e soffocante, con al centro una storia triste, verosimile e dai riflessi amarissimi e struggenti.
Selma, emigrante ceca e ragazza madre, lavora in una fabbrica nella provincia americana. La sua grande passione per la musica, in particolare per i più famosi musical di Hollywood, la aiuta a sopportare il suo grande dolore nascosto a tutti: sta perdendo la vista e suo figlio Gene subirà la stessa sorte se non potrà sottoporsi ad un costoso intervento chirurgico. Un giorno il suo vicino e padrone di casa, altrettanto disperato ma per motivi diversi, la accusa ingiustamente di avergli rubato i suoi risparmi, Questo scatenerà una serie di eventi drammatici a cascata che trascineranno Selma in un mondo ancora più oscuro e senza luce di quello che sta vivendo …..
Le parti musicali sono perfettamente dosate e mai eccessive, utili per permettere alla povera Selma di fuggire dalla triste realtà che la sta strozzando, nella vista e nel cuore, giorno dopo giorno. Solo la passione che nutre per i musical del cinema, destinati oramai ad essere ascoltati a causa della vista sempre più latente, la musica e la danza, permetteranno a Selma di crearsi un angolo felice nella quale liberarsi dal peso della cecità e della paura primordiale e naturale di una madre di condannare il proprio figlio alla medesima sorte. Brillante ed in parte originale è l’introduzione alle parti musicali, introdotte sempre da rumori, come quelli della fabbrica o del treno. La chiave ideale per aprire il cuore di Selma e permetterle di liberarsi dai macigni sopra citati. Se Björk sembra nata per la parte, con quel suo viso infantile ed il fisico minuto, gli attori principali che la guidano e gli navigano attorno, nel bene o nel male, sono superlativi. Da Catherine Deneuve nei panni di Kathy, una specie di madre adottiva per Selma, al cinico e viscido David Morse nei panni del poliziotto padrone di casa, fino all’ingenuo e affettivo Jeff, interpretato ottimamente dall’eclettico Peter Stormare.
Le atmosfere color seppia, grigiastre e autunnali, utili per mortificare e deprimere ancora di più la storia di Selma, fanno da contraltare a quelle più vive e dinamiche dei frangenti (esclusi quelli finali) musicali.
Pellicola poderosa nella sua rappresentazione straziante di un dramma personale così estremo e doloroso, che mescola cecità, amore materno, simile a quello della Maria di Gesù, e sacrificio quasi cristologico. Un film destinato a lasciare il segno ancora di più con il finale glaciale, che darà la mazzata decisiva allo spettatore già messo a dura prova in precedenza. Opera ansiogena unica nel suo genere (il musical) e da visione obbligatoria! VALUTAZIONE 9,5/10

 

H.E.