DANIEL ISN’T REAL (2019) di Adam Egypt Mortimer

Adam Egypt Mortimer, dopo il mediocre ‘Some Kind of Hate’ ed un corto del film antologico ‘Holydays’, alza l’asticella della qualità rimanendo nel territorio dell’horror, psicologico ed estremo, prendendo spunto da capolavori del cinema e della serie TV (‘Jacob’s Ladder’ e ‘Twin Peaks’ su tutti) e pellicole meno note come il maledetto ‘The Evil Within’ di Andrew Getty, immergendo personaggi e storia in un trip lisergico e multidimensionale degno di Jimmy ScreamerClauz.
Londra. Una sparatoria terrificante in un bar di Londra finisce nel sangue, dove un pazzo furioso dopo aver aperto il fuoco all’improvviso sui clienti del locale finisce per rimanere ucciso dalla polizia. Un bambino che abita vicino al locale, dopo essere uscito di casa, stanco dei continui litigi dei suoi genitori, finisce proprio davanti al locale del massacro. Gli si avvicina un altro bambino, Daniel con il quale Luke inizia subito a giocare e divertirsi. Daniel però non è reale ma un amico immaginario di Luke, creato forse per fuggire alle problematiche familiari. Problematiche destinate a crescere quando Daniel chiede a Luke di uccidere sua madre. Sventato il pericolo, la madre obbliga Luke a rinchiudere Daniel in una casa giocattolo per sempre. Passano gli anni e Luke, studente con la passione per la fotografia, appare un ragazzo come tutti gli altri. Quando però le insicurezze e le paure interiori lo assillano, Luke apre la porta della casa giocattolo, riportando di nuovo in ‘vita’ il suo amico immaginario Daniel, divenuto anche lui grande e pronto a spingere nuovamente al limite il povero Luke ….
DANIEL ISN’T REAL è tantissima roba, forse troppa ma sicuramente mai indigesta. Una pellicola che sembra navigare per buona metà nei confini del thriller psicologico, dove i problemi mentali di Luke e di sua madre ne rappresentano il fulcro, per poi evolversi in qualcosa di oscuro e puramente horror. Con mondi immaginari e paralleli similari a quelli di ‘The Cell’ con Jennifer Lopez, personaggi estremi alla ‘Hellraiser’ e trip mentali che ricordano non poco quelli dei film del maestro David Lynch. Sarà proprio la seconda parte a sorprendere e stupire, nonostante alcuni passaggi che stonano non poco con l’atmosfera lisergica, terrificante ed infernale abilmente mostrata, tra continui incubi ad occhi aperti e sfoghi di estrema violenza.
Se l’attore che interpreta Luke, Miles Robbins, è anche troppo convincente, lo stesso non si può scrivere per Daniel, interpretato da Patrick Schwarzenegger (ebbene sì, il figlio di Mr. Terminator), a volte troppo molle nei panni del cattivo di turno.
La forza principale del film rimane quella di farci dubitare sempre di cosa sia reale e cosa sia frutto della fantasia di Luke. A venirci incontro sarà proprio lo stesso quando scaverà nel suo passato con annessi traumi e l’incontro con una ragazza artista, Sasha Lane, destinata a diventare determinante per risolvere il ‘problema’ di Luke. Un film che attinge a piene mani dal cinema horror e riesce a dipingere una pellicola assai gradevole, dal ritmo serrato e ricca di piacevoli sorprese, perlopiù estreme. Bellissima sorpresa di fine 2019! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.