DARK CITY (1998) di Alex Proyas

Alex Proyas, dopo il grande successo commerciale de IL CORVO del 1994, prova quattro anni più tardi ad alzare l’asticella qualitativa, per quanto concerne contenuti ed estetica, con un film divenuto nel tempo, nonostante il flop al botteghino, un cult della fantascienza anni ’90. DARK CITY è, in maniera evidente, Influenzato da molteplici opere uscite in precedenza (tra le tante, vanno sicuramente citate THE CITY OF LOST CHILDREN e BRAZIL). Però lo stesso film finirà per influenzarne altrettante negli anni successivi (INK, CHIGAGO ROT e AEGRI SOMNIA) e non sempre di matrice sci fi, basti pensare all’acclamato SYNECDOCHE NEW YORK di Charlie Kaufman, almeno per quanto concerne la ‘crisi d’identità’.
In una città senza nome, dove la notte non finisce mai, un uomo si sveglia in un hotel fatiscente con a fianco il cadavere di una donna insanguinata. L’uomo, incapace di ricordare cosa sia successo e che scopriremo in seguito chiamarsi John Murdoch, lotta con i ricordi inesistenti del suo passato, inclusa una moglie che non riesce a ricordare. Prima di capacitarsi su quanto successo, John viene contattato telefonicamente dal dott, Schreber, il quale lo esorta a fuggire dall’hotel, in quanto stanno arrivando gli ‘stranieri’, misteriosi esseri dall’aspetto umano dotati di spaventosi poteri telecinetici. Sulle sue tracce troviamo ben presto anche il l’ispettore Frank Bumsteadun, il quale è convinto che il serial killer di prostitute della zona sia proprio John. Braccato e senza un luogo dove nascondersi, John finirà per scoprire un mondo sotterraneo e invisibile terrificante, dominato da un gruppo di esseri legati indissolubilmente alla sua vita, passata, presente e ….. soprattutto futura!
Alex Proyas mescola senza sosta influenze cinematografiche apparentemente lontane tra loro, come il cult sci fi METROPOLIS o il noir AGENTE LEMMY CAUTION: MISSIONE ALPHAVILLE, regalando un micro cosmo intriso di mistero, suspense e visioni alterate. Quest’ultime destinate ad enfatizzare quanto fragile sia il passato se non sapientemente curato e coltivato (abilmente sintetizzato dalle onnipresenti spirali). Un passato legato indissolubilmente alla nostra mente e unicità umana, la quale finirà per diventare la tanto agognata pietra filosofale di un gruppo di esseri alieni che per natura sono figli di un’unica mente pensate e fonte sola delle decisioni della loro razza . Un film quasi Steampunk in alcuni passaggi, dove il tempo (lo scopriremo strada facendo) farà a pugni con sceneggiature contorte, scenografie claustrofobiche e visioni cosmiche, in quanto sembra di essere in un luogo che ingloba diversi decenni (non solo cinematografici), dagli anni ’40 agli anni ’60 (i cattivi infatti, nel loro modus operandi e vestiario nella cittadina, sono ispirati alla GESTAPO e STASI).
Forte di un cast di attori di prim’ordine (Rufus Sewell, William Hurt, Kiefer Sutherland e Jennifer Connelly), DARK CITY non risparmia virtuosismi tecnici e scenografici senza dubbio tra i più accattivanti dell’epoca della sua uscita, anche se, suo malgrado, alcuni effetti CGI sono, visionando un film spesso paragonato a questo e uscito l’anno successivo come MATRIX, invecchiati veramente male.
In conclusione DARK CITY è un film cardine del cinema sci fi e fantastico anni ’90, ricco ancora oggi, nonostante alcuni difetti estetici sopra descritti, di risvolti socio-psicologici per nulla banali, fascino senza tempo e di diverse idee e perle cinematografiche ampiamente saccheggiate dal cinema negli anni a venire. Un vero cult! VALUTAZIONE 4/5

H.E.

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