DAS SOMMERHAUS (THE SUMMER HOUSE) del 2014 di Curtis Burz

WTF! o, meglio ancora …. ci starebbe bene una bella reazione ‘Germano Mosconi style’ alla fine (e soprattutto durante) di questo indipendentissimo film teutonico. Curtis Burz, regista tedesco di origini romene, deve aver mangiato parecchio horror estremo (greco, coreano e nipponico in particolare) a colazione per partorire una pellicola così malsana, scioccante e scorretta sotto tutti i punti di vista.
Berlino. L’architetto e padre di famiglia Markus Larsen vive segretamente le sue tendenze omosessuali, trascurando così la figlia dodicenne Elisabeth e soprattutto la moglie Christine, conscia della mancanza di attenzioni del marito nei suoi confronti e destinata così a cadere in mare di depressione e invidia verso le altre donne, sessualmente ed affettivamente appagate. A rompere un equilibrio già di per sé al limite, arriva l’amico e coetaneo della figlia, Johannes, il quale è anche il figlio di un amico di Markus in crisi finanziaria. Tra Markus e Johaness inizia ad instaurarsi un rapporto che va ben oltre l’amicizia, destinato a frammentare prima e distruggere definitivamente poi i fragili rapporti coniugali tra Christine (che nasconde anche lei un terribile segreto) e Markus ….
Se la regia appare spesso imbarazzante (un mix tra THE ROOM, una telenovelas sudamericana e un horror artigianale) e la sceneggiatura presenta voragini e non semplici buchi (pseudo orge improvvise e improvvisate senza una ragione, dialoghi lasciati a metà e reazioni deliranti), il merito maggiore di questo film è nel mantenere vivo e stimolato un interesse morboso per le vicende di Markus e degli altri personaggi presentati. A questo sommiamo l’asticella dell’estremo che si alza ad ogni evento presentato, finendo per scivolare in un mare di disagio e malessere sempre più disturbante.
Pedofilia, aborto, tradimento, ricatti, omicidio e aberrazioni di varia natura, faranno pesantemente capolino nel corso del film, attraverso una struttura narrativa sconnessa ma politicamente e socialmente scorretta, al punto di far impallidire anche gli horror estremi più perversi di sempre con al centro rapporti familiari al limite.
DAS SOMMERHAUS è un film che non lascia indifferenti nemmeno le persone più avvezze all’estremo, grazie a cascate di marciume familiare della peggior specie e virando su territori disfunzionali, immorali e marci fino al midollo. Alla fine i numerosi difetti della pellicola (sopra elencati) diventeranno dei pregi e punti di forza della stessa, trovando nell’agghiacciante dialogo/epilogo finale, allucinante, assurdo e malvagio (un’unione malsana tra il cinema di Yorgos Lanthimos, Lee Sang-woo e Todd Solondz), la chiusura perfetta a quanto visionato fino ad allora.
Un finale (da brividi) che mostra quanto il marcio sia nascosto ma insidiato e ben presente anche nella Germania più ricca, opulenta e apparentemente perfetta. Da visionare con …. estrema cautela!! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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