DER GOLDENE HANDSCHUH (IL MOSTRO DI ST. PAULI) del 2019 di Fatih Akin




ATT.NE CONTIENE SPOILER
Pellicola basata sull’omonimo romanzo di Heinz Strunk che narra la storia vera di Fritz Honka, un serial killer di Amburgo, alcolizzato, con diversi problemi mentali e fisici, destinato nel tempo a divenatare l’uomo nero nell’immaginario della città tedesca. Honza uccise prima di essere catturato, mutilandole ed occultandone i cadaveri a volte all’interno del suo appartamento, diverse prostitute del celebre quartiere a luci rosse St Pauli.
Amburgo, anni settanta. Il quartiere di St. Pauli è un’area frequentata da alcolizzati, prostitute, giocatori d’azzardo e altre anime solitarie, spesso reduci di guerra, come SS ma anche come ex deportati nei campi di concentramento. Fitz Honka è uno di loro e non è certo aiutato dal alcolismo imperante e dal suo aspetto, decisamente poco attraente. Ha un lavoro fisso e vive in un attico nel più totale disordine. È lì che porta prostitute anziane incontrate in un sordido locale chiamato il Golden Glove. Dopo aver cercato, inutilmente, di avere un rapporto sessuale con loro, a causa della sua impotenza, le uccide e le fa barbaramente a pezzi. Un giorno, nel suo affezionato locale Golden Glove, incontra un’anziana vagabonda senza denti. Essendo l’unica ad accettare la sua compagnia, la porta nel suo appartamento. Poco prima di affettarla, come sua consuetudine, questa rivela di avere una figlia, Fitz allora inizia a fantasticare nella sua mente, costringendo la vecchia a firmare uno pseudo contratto di vendita della figlia. Tutto però, annebbiato dalla miseria, dall’alcool e dall’instabilità mentale di Honka, è destinato a franare miseramente in una serie di tragici eventi che lo porterà a cambiare vita e lavoro per none essere travolto dalla sua vita sempre più degradata. Il tutto mentre l’odore che proviene dal suo appartamento, nonostante l’uso massiccio di Arbre Magique …..<br> Se l’aspetto trasformato dell’attore protagonista, Jonas Dassler, non lascia indifferenti, inquietando quanto basta, la prima ora del film è uno spettacolo per gli occhi. Si scivola senza freni in un mondo sporco, marcio e squallido che appare come un incrocio tra PINK FLAMINGOS, GUMMO, CRAZY MURDER e CALVAIRE. Tra ex SS che non esitano a pisciare addosso al primo malcapitato (lui e gli altro componenti del Golden Glove farebbero impallidire persino Barney Gumble dei Simpson), prostitute over 60 con la dentiera (pronte a svendersi in cambio di un bicchiere di grappa), würstel usati come sex toys e liquidi corporei miscelati tra loro in modalità piccolo chimico, il disgusto è servito.
Un mix weird estremo (non mancano mutilazioni selvagge, violenza domestica e frattaglie umane) degno delle pellicole più disgustose. Un contorno perfetto per modellare al meglio la figura dello psicopatico Fitz Honka, un essere spregevole sotto tutti i punti di vista, dove l’approccio con l’altro sesso è diretto, con frasi del tipo ‘ti amo, ti fotto’. A malincuore tutto questo malessere visivo e dal sapore sgradevole nella seconda parte viene a mancare, decelerando pesantemente verso strade più congeniali al grande pubblico e forzando forse troppo sull’aspetto serioso, psicologico e pseudo sentimentale del suo protagonista, senza però scendere nei particolari della sua storia passata o in maniera convincente nella sua psiche.
Finale beffardo ed in linea con la sua storia vera, destinato a lasciare dell’amaro in bocca ripensando alla prepotente, imprevedibile e malvagia prima parte. Una pellicola interessante, in quanto ricchissima di atmosfera tedesca anni ’70 e di momenti piacevolmente estremi, alla quale però manca qualcosa per posizionarla allo stesso livello dei film sopra citati. VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.