DER HAUPTMANN (THE CAPTAIN) del 2018 di Robert Schwentke

 

Il regista Robert Schwentke, dopo una serie di film hollywoodiani discutibili e privi di valore, torna in madrepatria e regala a tutti noi un film di guerra destinato sicuramente a rimanere negli annali. Una pellicola figlia del migliore cinema estremocontemporaneo, quello grottesco e malvagio allo stesso tempo, tratta da una storia vera avvenuta negli ultimi giorni della seconda guerra mondiale in Germania. In particolare sono narrate le gesta del soldato Willi Herold, all’epoca solo ventenne, divenuto celebre per aver rubato l’identità nell’aprile 1945 di un capitano della Luftwaffe, morto in battaglia, e divenuto con caparbietà il capo del famigerato campo di concentramento di Emsland nelle ultime due settimane della seconda guerra mondiale.
Herold, assunta la nuova identità di capitano, capeggiò un gruppo di soldati nazisti allo sbando, illudendoli di aver ricevuto ordini direttamente da Hitler in persone per ripristinare l’ordine al fronte. Herold ed i suoi soldati, in una operazione di rastrellamento, uccisero e massacrarono decine di soldati disertori e ladri locali fino alla cattura di Herold da parte dell’autorità tedesche ……
Se a prima vista il film ricorda vagamente l’opera lisergica ‘A Field in England’, merito del bianco e nero straniante e perché si tratta la tematica dei disertori allo sbando, DER HAUPTMANN è un film più profondo e serio rispetto a quello inglese, nonostante una strana venatura di umorismo amaro onnipresente, capace di mostrare l’unica possibilità di scelta per i soldati nazisti di evitare la resa mentale alla propria ideologia. Ovvero affidarsi alla guida più forte e carismatica del momento, un capitano senza debolezze e desideroso di mantenere fede al rigore militare e soprattutto ad una sete improvvisa di potere affogate però nel sangue di ex commilitoni e disertori (come lui in precedenza).
Se ‘Der Untergang’ rimane un punto di svolta del cinema tedesco nell’affrontare il periodo più buio della sua storia, questo THE CAPTAIN, titolo inglese, ne rappresenta la sua evoluzione cinematografica e di analisi ancora più profonda, dove il desiderio di potere di un soldato ventenne trova sfogo grazie ad un bluff beffardo ma letale. Pellicola quasi unica nel mostrare gli ultimi giorni del regime nazista nelle campagne e negli ultimi campi di concentramento tedeschi (privi nelle ultime settimane di prigionieri di guerra ed ebrei ma solo di soldati tedeschi disertori) in maniera naturale, disumana e assurda, dove tutto diventa un pretesto per sfogare la rabbia e la delusione, da parte dei pochi soldati rimasti fedeli all’ideologia nazista, nei confronti degli ex compagni di battaglia, divenuti disertori e per questo traditori.
Se la tematica trattata, la storia vera dalla quale è tratta ed una sceneggiatura ricchissima di storie nelle storie, la visione post apocalittica, rigorosamente in un bianco e nero storico brillante e deprimente allo stesso tempo, risulta essere magnetica ed sorprendente, riuscendo nell’intento di amalgamare la follia delirante degli ultimi barlumi di potere nazista con paese allo sbando e senza patria, desideroso di lasciarsi quanto prima il peggio alle spalle ma con una arcigna nostalgia velata della gloria eterna promessa.
Forza trascinante della pellicola, non poteva essere altrimenti, è la figura di Willy Paul “Willi” Herold (interpretato in maniera sorprendente disarmante da Max Hubacher), dove la trasformazione personale avviene all’opposto del protagonista del celebre film di guerra ‘VA’ E VEDI’ di Ėlem Germanovič Klimov. Se nel film russo Florya muta radicalmente, invecchiando precocemente in volto quando assiste agli orrori della guerra, Herold ne trae beneficio e sembra ringiovanire, trovando forza e vigore nella malvagità interiore finalmente libera di sfogarsi.
Se il dramma è smorzata spesso dalla follia mostrata (non mancano sequenze estreme toste e difficili da digerire), l’evoluzione di Herold, e dei suoi soldati più fedeli in giorni fatidici, causerà diverse analisi interiori e riflessioni inevitabili su un passaggio storico determinante per le generazioni europee successive.
Menzione finale per la colonna sonora da film neo horror, magnetica, ipnotica e maledettamente incisiva.
DER HAUPTMANN si candida a diventare uno dei più grandi film di guerra del nuovo millennio. Favoloso! VALUTAZIONE 9,5/10