DRONNINGEN (Queen of Hearts) del 2019 di May el-Toukhy

La regina in natura, abilmente citata nel titolo di questo nuovo poderoso film, lo sappiamo bene, non guarda in faccia niente e nessuno per salvarsi, nemmeno i propri figli e …. figliastri!!
Nel mezzo di un luogo dall’aspetto rassicurante e paradisiaco, una villa lussuosa immersa nel verde della campagna danese, l’espediente già usato da grandi registi come Takshi Miike (VISITOR Q), Stanley Kubrick (LOLITA) ed il nostro Pier Paolo Pasolini (TEOREMA), l’elemento esterno è destinato ad interrompere questo idilliaco paradiso rappresentato da un famiglia perfetta da mulino bianco. Questa volta però non giunge un diavolo come nell’olandese BORGMAN, in quanto il male forse è già presente e pronto a tentare con la propria carne l’intruso mal digerito inizialmente.
Danimarca. Anne, avvocato di successo e dedito a cause afferenti giovanissimi in difficoltà e vittime di abusi, vive in una bellissima casa moderna con le sue due figlie gemelle ed il marito medico, Peter. Qualcosa all’improvviso è destinato a rompere questo idilliaco equilibrio familiare. Gustav, il travagliato figlio adolescente di Peter avuto da una relazione precedente, giunge dalla Svezia per vivere con loro. Inizialmente avversa a Gustav, Anne, motivata dallo stesso, finisce per invaghirsi con il giovane figliastro. Inizia così un pericoloso rapporto clandestino con lui che rischia di mettere a repentaglio la sua vita perfetta.
Quella che inizialmente sembra una mossa liberatrice per lei, si trasforma presto in una storia inquietante di potere, tradimento e responsabilità con conseguenze devastanti……
Il ‘gaslighting’ è una forma di violenza psicologica nella quale vengono presentate alla vittima false informazioni con l’intento di farla dubitare della sua stessa memoria e percezione. Proprio questa forma di violenza tanto combattuta dalla Anne avvocato tutti i giorni, con risultati alterni ma a volte veramente lusinghieri e gratificanti, finirà per ritorcersi contro, finendo per logorare e guastare un rapporto incestuoso (in parte) nato per un naturale desiderio di una madre di sentirsi ancora desiderata e amata. I conti però questa volta sono stati fatti senza l’oste (Gustav), il quale non solo vive e sopravvive a fatica (e con l’inganno) per ritagliarsi un posto al fianco del padre che lo ha abbandonato per anni,, bensì è destinato a trasformarsi da oggetto del desiderio a ingombro indesiderato e abilmente manipolato. Se per quasi due terzi il film vive di lussuria, passione proibita e sesso sfrenato, l’ultima parte è un vulcano dirompente di emozioni negative e oscure, dove le maschere cadranno ma anche di muteranno, con conseguenze terrificanti, distruttive e senza possibilità di redenzione. Eccezionale Trine Dyrholm nei panni di Anne, bravissima nel mostrare desideri e sofferenze di una madre sulla soglia dei cinquant’anni pronta a tutto per cogliere gli ultimi momenti di una gioventù lontana ma sempre costantemente desiderata. Una figura femminile a 360° tendente al male tra le più potenti e contorte mai visionate in una pellicola, in bilico continuo tra verità e menzogna, sensualità e rigore, famiglia e passione estrema. Grandissimo film con un finale amaro, inquietante, destabilizzante e da pelle d’oca! VALUTAZIONE 4/5

H.E.