ENTER THE VOID (2009) di Gaspar Noé

“Quando muori, il tuo spirito lascia il corpo. In verità, all’inizio vedi tutta la tua vita, come fosse riflessa in uno specchio magico. Poi inizi a fluttuare come un fantasma. Riesci a vedere tutto ciò che accade intorno a te. Puoi ascoltare tutto ma non comunicare con il mondo dei vivi. Poi vedi delle luci, di tanti colori. Queste luci sono porte, che ti catapultano in altri piani dell’esistenza. Alla maggior parte delle persone però … piace così tanto questo mondo che non vogliono andarsene, quindi tutto si trasforma in un brutto trip. L’unico modo per uscirne è reincarnarsi”
Sintesi estrema ad opera di Alex all’amico e protagonista del film Oscar, afferente l’insegnamento dell’esperienza al momento della morte secondo i canoni del buddismo e ampiamente presentati ne ‘Il libro dei morti tibetano’. Quest’ultimo prologo e guida spirituale ultra terrena che anticiperà e seguirà le vicende del protagonista Oscar lungo un percorso che intreccerà passato, presente e prossimo futuro della vita sua e di conseguenza della sorella Linda.
In una Tokyo tentacolare, tentatrice e perennemente illuminata di luci al neon, il giovane Oscar, uno spacciatore avvezzo all’uso di DMT che condivide un piccolo appartamento con la sorella Linda, si appresta a portare al locale THE VOID, in compagnia del suo amico Alex, una dose di pasticche destinato ad uno dei suoi acquirenti abituali. Questo, tale Victor, in realtà lo ha messo in trappola, in quanto l’incontro si rivelerà un’imboscata della polizia nipponica. Oscar riesce inizialmente a barricarsi in bagno fuggendo dalla polizia ma viene ferito mortalmente. Da li in poi il suo spirito inizia a vagare nel tempo e nello spazio, ripercorrendo la sua vita, passata, caratterizzata dalla morte prematura dei suoi genitori, e le vicende che hanno anticipato la retata, finendo poi per proiettare le sue visioni nell’immediato e caotico futuro …..
Gaspar Noé rappresenta assieme a pochi altri (Nicolas Winding Refn e Philippe Grandrieux) uno dei migliori interpreti nel nuovo millennio di quel cinema meno diretto, avvolto da luci al neon, sfumature lisergiche e sconnesse visioni che rappresentano un cinema sperimentale terribilmente solido e capace di scaturire emozioni contrastanti ma mai banali nello spettatore amante dell’estremo e dei sentimenti umani inclini all’ansia ed a paure primordiali faticosamente tenute nelle oscurità della mente.
ENTER THE VOID non è un film per tutti ma destinato a tutti quelli che desiderano scardinare stilemi e stereotipi del cinema, anche quelli legati a trip lisergici e droghe pesanti. Bastano anche solo i titoli di testa per capire che questo film non sarà come nessun altro precedente, in quanto prende le distanze da pellicole di ottima fattura visionaria come REQUIEN FOR A DRIEM e ci immerge in un contesto più etereo, spirituale e immaginifico di alterazioni sensoriali piacevolmente potenziato dall’uso di DMT, amplificato da una regia innovativa ad ampio respiro (con piani sequenza mozzafiato e riprese dall’alto vertiginose) nonostante una sinistra atmosfera claustrofobica non abbandoni mai lo spettatore. Se prima seguiamo noi spettatori le vicissitudini di Oscar, finiremo per legarci al suo spirito ed alla sua visione impotente degli eventi dopo al sua morte e la ricerca di un pace attraverso un percorso compassato, fumoso e sofferente, abilmente mascherato da incessanti luci multicolore che spaziano da passato tragico e presente confuso e privo di guide spirituali, almeno fino alla condizione di viaggiatore-sognatore-premonitore dell’Oscar etereo. Nel mezzo ampio spazio a dialoghi acidi e situazioni losche ad alto tasso erotico, complice la sensuale sorella Linda (una stupenda e bravissima Paz de la Huerta), senza dimenticare una perfetta cattura dei momenti privi di lucidità post stupefacente (dove il regista dimostra un’ampia e veritiera conoscenza degli effetti di acidi e DMT, chi ha provato ne prenderà atto nel corso del film).
Il percorso che seguiremo abbraccia più di tutti ili tema della reincarnazione eludendo quello della redenzione, quasi un monito sull’impossibilità di riparare, o meglio evitare, gli errori commessi, quasi fossero proprio questi per Noé le radici inevitabili dell’esistenza umana, incapace di espandere la propria conoscenze e visione psicoanalitica del suo passato imperniato da errori e presente nevrotico iper frenetico.
Uno dei film metafisici ed esteticamente più estremi, significativi e influenti degli anni 2000. Spettacolo da vedere e rivedere all’infinito!! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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