EX DRUMMER (2007) di Koen Mortier

Uno dei titoli estremi più sporchi e politicamente scorretti degli anni 2000, è senza dubbio EX DRUMMER, titolo fiammingo capace di incarnare lo spirito new wave e punk primordiale, non solo riferito ad un’epoca culturale estremamente dinamica dal punto di vista artistico e musicale sicuramente irripetibile, bensì per quello spirito primitivo privo di regole e di lotta estrema vera al conformismo borghese. Lo spirito libero e senza compromessi di un mondo musicale, ormai destinato al passato, trova voce e dimensione in questo felicemente sgangherato (solo in apparenza) film indipendente, specchio inesorabile di un concetto universale che troverà del gruppo di disadattati musicisti quel popolo becero facilmente orchestrato dal profeta di turno, incarnato per l’occasione da in cinico scrittore dall’aspetto vincente, freddo e calmo alla Fonzie, però dal cuore gelido e bastardo come i più grandi figli di puttana opportunisti della storia e della politica.
“Volevo uscire dal mio mondo felice, calarmi nella profondità della stupidità umana, nella bruttezza dell’essere ottuso, sleale, falso. Comprendere la vita dei perdenti ma senza appartenere a quel mondo e sapendo di poter sempre tornare indietro“ … dialogo emblematico d’apertura di Dries (lo scrittore citato in precedenza), prima di finire catapultati in un intro strepitoso degno di entrare nella storia e scuola del cinema, non solo estremo. I titoli d’apertura, mostrati in maniera originale a con tanto di decalcomanie, sono mescolati alle note nervose dei Lightning Bolt ed alla presentazione solo estetica dei tre handicappati musicisti disabili, attraverso un video reverse schizofrenico e tossico.
Da qui inizia la storia strampalata dei nostri personaggi protagonisti. Tre musicisti punk rock disabili di Ostenda (uno sordo, uno paralizzato ad un braccio e uno, oltre ad essere misogino, soffre di blesità), sono alla ricerca di un batterista per la loro band. Credono che Dries, noto scrittore belga ma del quale nessuno di loro ha mai letto un libro, sia l’uomo giusto. Incuriosito dallo stranulato gruppo di musicisti disabili Dries accetta. Purtroppo, per assurdo, l’unica complicazione per entrare nella band è la sua assenza di disabilità, marchio di fabbrica della band. Per ovviare a questo Dries afferma che il suo handicap è non saper suonare la batteria. Per Dries, che alla band darà il nome ‘The Feminists’, questa è un’occasione unica per raccogliere materiale sul quale poi scrivere un nuovo libro. La band si dovrà esibire in occasione di una competizione musicale di band non solo locali. Con l’arrivo di Dries, iniziano ad accentuarsi diatribe di vario genere, destinate a destabilizzare, già di per sé fragile, equilibrio mentale dei tre disabili e della loro comunità disastrata ……
Se da una parte la pellicola regala continui cazzotti in faccia, con violenza inaudita e rabbiosa onnipresente, uno strano velo di ironia la pervade anche nei moneti più tragici e disturbanti.
Musica new wave, punk e rock (con una colonna sonora pazzesca, ricca di canzoni leggendarie e con riprese della sala prova e dal palco impressionanti e maledettamente veritiere) associata ad eccessi di stupefacenti e personaggi controversi, ha associato questa pellicola a TRAINSPOTTING di Danny Boyle (quello tratto da un romanzo dello scozzese Irvine Welsh del 1993, questo tratto da un libro del belga Herman Brusselmans, scrittore celebre in patria). Se quello di Boyle è stato un film generazionale degli anni ’90, questo di Koen Mortier è destinato a diventare universale per quel popolo estremo colmo di rabbia e perennemente contro corrente contro tutti e tutto. Proprio come i tre disabili, perfettamente caratterizzati nei loro disagi fisici e mentali, visionati e stravolti dalla visione grottesca dei due duplici autori. Uno ovviamente il regista, l’altro il suo portavoce (e di Brusselmans ovviamente), Dries. Le visioni capovolte del misogino Koen alla Gaspar Noè, gli scatti d’ira del sordo Ivan, i conflitti d’amore e familiari dell’omosessuale Jan, finiranno per essere causati proprio dal cinico scrittore, a suo agio nella manipolazione di un gruppo di perdenti accerchiati a loro volta da disadattati totali e da un degrado sociale distruttivo, dove ignoranza e violenza ne rappresentano le solide fondamenta.
Le perle estreme-grottesche sono molteplici e senza fine. Dalla presentazione del cantante rivale Big Dick (e della ‘caverna’ della moglie) a stupri distruttivi, da massacri brutali quanto irreali da parte di Koen delle odiate donne ad a risse senza senso, pronte a scatenarsi all’improvviso. Non da meno quelle drammatiche e struggenti (la morte di una bambina per esempio), fino ad arrivare all’epilogo finale, nel quale troveremo un amalgama originale ed esplosivo di gore, sofferenza, male di vivere, violenza gratuita e senza freni, monologhi rivelatori e cinismo infame.
EX DRUMMER è un vulcano estremo grigio e malsano, merito anche di una fotografia priva di luce, politicamente scorretto (con prese in giro del defunto re Baldovino) che incarna quello spirito animale di ‘leggende’ musicali rock, metal o punk sconosciute ma presenti in ogni paesello, animate da quel desiderio di fuga dalla realtà deprimente che li opprime. Tanta roba buona presente in solo film (ripeto, colonna sonora PAZZESCA, dove la cover MONGOLOID dei mitici DEVO, perfettamente in tema con i componenti estremi della band, vi esploderà nella mente durante e a fine visione), destinato a diventare un cult forse unico nel suo genere, sconosciuto dal grande pubblico ma venerato dal popolo estremo più underground e amante del weird più lercio e disagiato! VALUTAZIONE 10/10

 

H.E.