EXCESS FLESH (2015) di Patrick Kennelly


Una delle pellicole recenti più originali ed accattivati del panorama horror indipendente, a stelle e strisce, è senza dubbio EXCESS FLESH, la quale già con il titolo racchiude molto di quello che narra, nel suo contenitore coloratissimo, patinato ed allo stesso tempo marcio ed inquietante, un rapporto fisico e psicologico malsano del cibo con due giovani modelle, o aspiranti tali. 
Jill e Jennifer sono due giovani coinquiline di un appartamento di Los Angeles e che navigano, tra alti e bassi, nel mondo della moda luccicante della città degli angeli. Jill, insicura, bulimica e complessata dal suo aspetto fisico, si rifugia nell’appartamento di entrambe schivando feste e rapporti sociali, finendo però per trovare nel cibo l’unica valvola di sfogo della sua vita poco felice. Jennifer, al contrario di lei, ha un corpo da modella invidiabile, è sicura di sé ed una vita sessuale decisamente vivace. Quest’ultima, al contrario di Jill, mangia di tutto senza mai ingrassare e non perde l’occasione per umiliare e denigrare la sua goffa compagna di appartamento. <br>Il rapporto tra le due sembra incrinarsi dopo l’ennesima umiliazione subita da Jill, la quale, non riuscendo ad essere vincente e sicura come la sua coinquilina, non ha altra scelta che distruggerla, finendo per incatenarla e torturandola con il cibo e non solo ……..
EXCESS FLESH è un neo horror fortemente psicologico poco appetibile per chi mastica horror più classici e convenzionali, in quanto l’orrore mostrato e narrato in superficie, molto distante dal genere intriso di gore e splatter, risulterà una sottile ma graffiante critica alla società moderna fondata sempre più sull’estetica e sempre meno sulla sostanza. A far crescere esponenzialmente questo desiderio di estetica eccessiva ed ossessiva imposta dall’industria della moda e dei social network, presenti anche in questo contesto, oltre all’uso creativo e marcio del cibo, troviamo un conflitto unico e stratificato tra due ragazze, le quali vivono e convivono tra loro in un rapporto simbiotico e univoco, dove il dramma psicologico finirà per andare a braccetto con il dramma alimentare. Quest’ultimo diventerà sempre più simbolo e struttura della complessa anima di Jill, attraverso slow motion e suoni distorti, destinati ad amplificare la psiche distorta e complessa di Jill, logorata da questo rapporto di amore e odio per il cibo e di conseguenza per sé stessa e della sua infelicità ed incapacità di integrarsi in un mondo, assi marcio al suo interno, che giudica solo l’aspetto esteriore e mai quello interiore. A rendere unica la rappresentazione della follia della mente distorta di Jill, vi è la raffigurazione originale della simbiosi tra lei e Jennifer (interpretate da due attrici bravissime), l’intreccio più che riuscito tra estetica e fotografia pop, la moltitudine di cibo mostrato e massacrato, l’unione tra musiche elettroniche e frangenti disgustosi di masticazioni al rallentatore asfissianti, destinati a confluire nel mondo segreto nella mente di Jill, nel quale lei nasconde abusi subiti in passato e che saranno rappresentati e vissuti attraverso un quiz televisivo mentale alquanto trash e grottesco ma profondamente disturbante.
La pellicola, pur marciando tra alti e bassi, scorre con decisione verso il finale horror e liberatorio, per lei ed anche per lo spettatore, il quale finalmente riuscirà a determinare la vera natura della disturbata e disturbante Jill, dove l’invidia ed il terrore dell’esclusione di un mondo (im)perfetto, basato sulla cultura ossessiva per l’immagine e glorificata da influencer in modalità barbie e riviste super patinate, ne costringe le proprie aspiranti a scelte inevitabilmente estreme (come l’anoressia ma non solo, come mostrato in questo film) quando l’ombra del fallimento prende forme oscure e malate. Un ‘Torture food’ tutto al femminile, dove catene e cibo finiranno per fondersi tra loro, destinato a molteplici analisi a fine visione. Alcune delle quali decisamente amare sul mondo attuale basato sempre di più solo sull’apparenza, la quale ci illude sempre più su effimere felicità irraggiungibili, in quanto inesistenti sotto la bella superficie astutamente confezionata! VALUTAZIONE 8,5/10

H.E.