FALLING DOWN (Un giorno di ordinaria follia) del 1993 di Joel Schumacher

 

Ecco un film unico e slegato da tutto il resto del cinema americano, nonostante ne analizzi pregi e difetti dello stesso, proprio come il suo folle protagonista, un bianco furioso e cane sciolto che esplode in un giorno solo tutta la rabbia repressa e contenuta a fatica per anni nella mente, nello stomaco e soprattutto nel cuore.
Los Angeles, estate 1992. Nel caldo torrido della metropoli, Bill ‘D-Fense’ Foster rimane imbottigliato con la sua auto nel mezzo di un tremendo ingorgo. La sua violenza repressa si manifesta improvvisamente quando, sceso dalla macchina, la chiude e decide di proseguire a piedi. Quei chilometri diventano un’odissea di violenza impazzita. Dopo aver telefonato alla ex moglie, distrugge per uno screzio avuto con il proprietario coreano, un negozio di alimentari. Da quel momento Bill non si ferma più: picchia chi trova e uccide chi gli capita a tiro, rimediando, dopo un tentativo maldestro di ucciderlo, una borsa piena zeppa di armi da fuoco. La giornata dell’uomo coincide con l’ultimo giorno di servizio di un poliziotto che, intuito l’itinerario di sangue che Bill traccia attraverso la città, cercherà di fermarlo a tutti i costi …..
Bianco con camicia, cravatta e valigetta. Il (quasi) perfetto uomo americano che senza motivazioni razziali, religiose o ideologiche ben definite, irrompe nel sistema e nella società che lo circonda, spazzando via, in un colpo solo, le irritanti regole imposte che sembrano create solo per mantenere tranquillo l’americano medio.
Interpretato da un Michael Douglas praticamente perfetto, D-Fense, nome e motivazione dello stesso assolutamente geniale, demolisce e mette in evidenza tutte le anomalie americane degli anni ’80 e del tanto reclamizzato sogno americano. Dal fallimento dell’integrazione razziale, prima il coreano e poi gli ispanici lo dimostreranno, la sottile presenza razzista, nascosta e lontana dalla luce del sole ma onnipresente, e la diseguaglianza sociale, che mette alla berlina chi è economicamente utile alla causa del benessere a stelle e strisce. Tutto questo unito ad una rabbia covata da tempo, accentuata dai problemi con l’ex moglie e destinata a diventare sempre più orribile ed incontrollabile, porterà D-Fense ad una caduta, citata nel titolo e riferita alla filastrocca ‘London Bridge is falling down’, rovinosa e senza regole, se non quella di un’esternazione fuori controllo della sua follia e definiva perdita della ragione. DI contraltare abbiamo una figura che rappresenta l’altra faccia della medaglia americana Un poliziotto prossimo alla pensione che, nonostante la vita non sia stata generosa con lui, ha scelto di seguire le regole. fino alla fine. Le stesse regole che spesso hanno portato alla depressione mentale figure come quella di D-Fense.
FALLING DOWN è tanta, tantissima roba, sotto tutti i punti di vista. Dalle ambientazioni urbane alla colonna sonora, da citazioni felliniane ad atmosfere urbane che richiamano alla memoria giustizieri metropolitani cinematografici anni ’70 poco inclini alle regole, da lucide analisi della società americana che lotta per apparire perfetta quando il marcio appare incontenibile, per finire alla solitudine che affligge chi esce dal sistema, destinandolo così allo sbando totale.
Pur mantenendo una tensione costante e momenti drammatici fortissimi, la pellicola regala diversi momenti di umorismo nero e grottesco. Su tutti il desiderio di colazione di in un fast food, dove sono prese di mira regole assurde sugli orari di colazioni e pranzi, senza dimenticare la presa in giro sulle foto delle pubblicità di panini gonfiati ed irreali. Una metafora del sogno americano più vicino all’incubo per la maggioranza che al paradiso. Spesso il titolo italiano non rende giustizia a quello originale, questa volta sembra quanto mai azzeccato! Uno dei migliori film estremi americani degli anni ’90! VALUTAZIONE 9,5/10

 

H.E.