FATAL ATTRACTION (ATTRAZIONE FATALE) del 1987 di Adrian Lyne

L’avvocato Dan Gallagher (Michael Douglas) ha una vita matrimoniale e lavorativa invidiabile, e la sua esistenza prosegue felice tra moglie, figlioletta, cane e e successivamente si aggiungerà un piccolo coniglietto. Una sera, ad una festa aziendale, conoscerà l’affascinante Alex Forrest (Glenn Close): sarà l’inizio di una relazionale carnale che durerà per tutto il week-end. Ma liberarsi della donna non sarà così facile, e sarà l’inizio di una spirale di ricatti e follia che minerà la vita familiare di Gallagher fino alle fondamenta…Cult assoluto del cinema thriller/erotico, Fatal attraction consacrerà definitivamente Michael Douglas come l’eroe in grado di sconfiggere l’incarnazione della mantide religiosa divoratrice di uomini, e non a caso lo ritroveremo nel 1992 in un’altra pietra miliare del genere, ovvero Basic Instinct di Paul Verhoeven. Glenn Close, dal canto suo, dà vita ad uno dei personaggi femminili più folli ed inquietanti della storia del cinema, merito anche di un viso ed un’espressività che hanno il fascino di un’arpia mitologica. La stalker Alex Forrest può anche essere considerata, in un’ottica prettamente noir, come una delle dark ladies meglio riuscite apparse sul grande schermo.
Se la prima parte del film ha un’atmosfera molto patinata tipicamente anni Ottanta (non dimentichiamo che è il decennio in cui nasce definitivamente il concetto di blockbuster), ecco che con il minutaggio che avanza la pellicola diventa sempre più esagitata, con momenti di suspense quasi insostenibili (il rapimento della figlioletta) e scene di violenza sempre più fisiche.
Il climax lo si avrà nella scena finale del bagno, e fin dai tempi del capolavoro Psycho di Alfred Hitchcock sappiamo che la toilette è spesso un luogo di catarsi violenta, di resa dei conti, di sangue che schizza e che appare ancora più vivido nel biancore dell’ambiente. E la psicopatica Alex Forrest sembra davvero essere una novella Norma Bates, ma questa volta la rabbia con cui attacca è pienamente femminile e vendicatrice, e non il frutto di un uomo malato che si veste da donna.
E’ un film inevitabilmente figlio dei suoi tempi, e diciamo pure che senza la straordinaria interpretazione della Close si sarebbe mantenuto anonimo nell’enorme calderone di prodotti coevi e simili, ma emerge proprio per la caratterizzazione senza freni della villain, che riesce fin dalla sua prima inquadratura a farci passare sopra all’aspetto tipicamente commerciale del cinema americano di quel periodo. Ma questo immaginario viene bruscamente infranto dalla cruenta ed inaspettata fine del coniglietto della bambina, scena che sarebbe risultata tremenda ed insostenibile anche in un film underground (almeno per il sottoscritto): da qui in poi il film non è altro che un crescendo fino alla sanguinosa resa dei conti in bagno, tra coltellate, annegamenti e colpi di pistola.
E’ sicuramente uno dei film più noti di Adrian Lyne, autore tra l’altro del bellissimo horror psicologico Jacob’s Ladder (da noi noto come ‘Allucinazione perversa’), ed insieme al sopracitato Basic Instinct (che reputo superiore) il thriller erotico per antonomasia. Se non fosse per l’eccessiva aura patinata della prima parte, probabilmente lo avrei apprezzato di più, ma è un must see per tutti gli amanti del genere ma anche per chi ama il thriller americano in generale. VALUTAZIONE 8/10 Review by Stefano Tibaldi

VALUTAZIONE 3,5/5 Review by Stefano Tibaldi