FUNNY GAMES (1997) di Michael Haneke

“Vogliamo scommettere che voi in… diciamo dodici ore, sarete tutti e tre morti” …. Celebre frase presente in uno dei film più amati, celebrati e osannati della prima parte di carriera del grande regista austriaco Michael Haneke, uno degli autori drammatico-estremi più brillanti e graffianti a cavallo tra il secolo scorso e quello attuale. Due giovani, in apparenza educati e vestiti bene, che si chiamano tra loro Paul e Peter, si avvicinano a una famiglia benestante, in vacanza in riva ad un lago, composta da Georg, sua moglie Anne ed il loro figlio Schorschi. Apparentemente sono amici dei vicini ma non si conoscono le loro vere intenzioni. Presto però la famiglia viene imprigionata e torturata violentemente nella propria casa. Inizia così uno strano gioco stile gatto con il topo imprevedibile, feroce, violento e destinato a durare tutta la notte. Una decostruzione asettica e totale del thriller (ed in particolare del genere ‘home invasion’) da parte di Haneke, che evolve e sviluppa alla sua maniera concetti estremi già illustrati con maestria nelle ‘trilogia della glaciazione’ (‘Benny’s Video’, ’71 frammenti di una cronologia del caso’ e ‘Il settimo continente’), come ad esempio la freddezza umana nei confronti della morte (altrui), vista come una normalità ineluttabile e assolutamente da provare per sentirsi vivi. I cattivi di turno, due ragazzi che richiamano alla memoria per atteggiamenti e colori dei loro vestiti i celebri drughi di ‘A Clockwork Orange’ di Kubrick, fanno di tutto per apparire spocchiosi, antipatici ed irriverenti, cerando supporto ed un’anomala alchimia proprio con lo spettatore ignaro degli eventi aberranti che da lì a poco lo investiranno. Una complicità beffarda ed accentuata con colpi di scena anti cinema (l’occhiolino, il magico rewind), destinati a colpirne la maggior parte ma a rendere antipatico il tutto, riuscendo così nell’intento di Haneke di scuotere e scombussolare quanto più possibile il suo pubblico, irritato ma sicuramente colpito senza possibilità di speranza alcuna. Dall’impotenza del padrone di casa (di solito non va fatto ma stavolta la moglie andava ascoltata subito), alla fragilità del loro sistema di benessere, sintetizzato magistralmente dalle uove spappolate al suolo, simbolo di una fragilità evidente nella borghesia più viziata, troppo sicura di vivere in una bolla di perfezione e felicità perenne. <br>La scena più estrema, shock e da voltastomaco, anche se mostrata fuori campo, lascerà senza fiato e finirà per inorridire quanto basta. Supportata da una colonna sonora fulminante, una fotografia glaciale ed un montaggio folle, questa pellicola regalerà emozioni contrastanti e particolari dall’inizio alla fine, quasi fosse un incrocio pazzo tra Alfred Hitchcock e Luis Buñuel in chiave moderna, prendendo in giro lo spettatore e provocandolo ad ogni secondo. Nel 2007 uscirà anche un remake USA, con attori celebri e diretto sempre da Haneke. Un’opera uguale nei contenuti ma priva di quel fascino europeo che meglio si adatta a pellicole home invasion come questa (il ferocissimo spagnolo SECUESTRADOS è lì a dimostrarlo). 
Un film che stravolge la realtà ma che alla fine sembra racchiudere al meglio la stessa con quelle celebri frasi che leggiamo nei giornali post eventi di cronaca nera: ‘era un bravo ragazzo’, era educato e salutava sempre’ ….. per fortuna!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.