Basato sulla triste e vera storia di Gino Girolimoni, un uomo accusato ingiustamente nel 1928 di aver abusato e massacrato 7 bambine a Roma, non prima di essere stato imprigionato per 11 mesi prima di essere liberato. Un errore giudiziario divenuto un simbolo del massacro mediatico e dell’opinione pubblica forcaiola, non solo di quella in epoca fascista nella quale è ambientata la storia di questo film.
Roma. Un assassino si aggira per Roma tra il 1924 e il 1928, uccidendo bambine dopo aver abusato di loro. Una famiglia romana, consapevole di avere in casa l’omicida, un giovane mentalmente disturbato, accusa prima un vetturino, il quale finisce per suicidarsi a causa della vergogna patita per l’accusa da parte della comunità romana, finendo poi per cadere nel silenzio e nell’anonimato. La polizia, sollecitata in maniera pesante da Benito Mussolini, all’epoca dei primi omicidi Ministro dell’Interno, brancola nel buio e finisce per arrestare, con la complicità della stampa e nonostante l’assenza di prove, Gino Girolimoni, un fotografo e mediatore romano ……
E proprio la fine della vita senza morte è quello che accade al povero Gino Girolimoni, interpretato da un gigantesco Nino Manfredi (in una delle sue migliori prove attoriali di sempre), colpevole, forse, prima delle accuse a lui rivolte di essere benestante, frequentare belle donne e di possedere suo un cognome, per citare il duce del film, viscido e torbido, e soprattutto facile da memorizzare dal popolo per identificarlo come mostro.
La prima parte del film perfetta in ogni dettaglio (la caccia del mostro nella Roma povera è da brividi) con altrettante prove attoriali superlative, come quella della madre del vero mostro e del vetturino, interpretato da un grande attore italiano forse troppo presto dimenticato, Mario Carotenuto.
Il crollo delle accuse fasulle ai danni di Girolimoni è mostrata in maniera magistrale, mentre la parte finale lascia spazio a considerazioni amare e, come scritto sopra, attualissime sul potere della stampa (ora mass media) di influenzare e condizionare il pensiero del ‘popolo’, desideroso a volte di colpevolizzare e basta, senza porsi alcuna domanda in merito.
Un grande crime drammatico e storico del nostro cinema, da rispolverare ogni tanto, in quanto aiuta ad illuminare la mente sul nostro presente e non solo sul nostro passato storico.
Capolavoro! VALUTAZIONE 10/10
H.E.