GIROLIMONI, IL MOSTRO DI ROMA (1971) di Damiano Damiani

Basato sulla triste e vera storia di Gino Girolimoni, un uomo accusato ingiustamente nel 1928 di aver abusato e massacrato 7 bambine a Roma, non prima di essere stato imprigionato per 11 mesi prima di essere liberato. Un errore giudiziario divenuto un simbolo del massacro mediatico e dell’opinione pubblica forcaiola, non solo di quella in epoca fascista nella quale è ambientata la storia di questo film.
Roma. Un assassino si aggira per Roma tra il 1924 e il 1928, uccidendo bambine dopo aver abusato di loro. Una famiglia romana, consapevole di avere in casa l’omicida, un giovane mentalmente disturbato, accusa prima un vetturino, il quale finisce per suicidarsi a causa della vergogna patita per l’accusa da parte della comunità romana, finendo poi per cadere nel silenzio e nell’anonimato. La polizia, sollecitata in maniera pesante da Benito Mussolini, all’epoca dei primi omicidi Ministro dell’Interno, brancola nel buio e finisce per arrestare, con la complicità della stampa e nonostante l’assenza di prove, Gino Girolimoni, un fotografo e mediatore romano ……
Opera fondamentale del nostro cinema e attualissima, oggi più di ieri, in quanto la forza dei mass media, con l’aggiunta dei famigerati social network, quando decide di uccidere una persona senza farla morire, accusandola prima del processo, appare ancora più feroce e forcaiola di 90 anni fa.
E proprio la fine della vita senza morte è quello che accade al povero Gino Girolimoni, interpretato da un gigantesco Nino Manfredi (in una delle sue migliori prove attoriali di sempre), colpevole, forse, prima delle accuse a lui rivolte di essere benestante, frequentare belle donne e di possedere suo un cognome, per citare il duce del film, viscido e torbido, e soprattutto facile da memorizzare dal popolo per identificarlo come mostro.
La prima parte del film perfetta in ogni dettaglio (la caccia del mostro nella Roma povera è da brividi) con altrettante prove attoriali superlative, come quella della madre del vero mostro e del vetturino, interpretato da un grande attore italiano forse troppo presto dimenticato, Mario Carotenuto.
Il crollo delle accuse fasulle ai danni di Girolimoni è mostrata in maniera magistrale, mentre la parte finale lascia spazio a considerazioni amare e, come scritto sopra, attualissime sul potere della stampa (ora mass media) di influenzare e condizionare il pensiero del ‘popolo’, desideroso a volte di colpevolizzare e basta, senza porsi alcuna domanda in merito.
Un grande crime drammatico e storico del nostro cinema, da rispolverare ogni tanto, in quanto aiuta ad illuminare la mente sul nostro presente e non solo sul nostro passato storico.
Capolavoro! VALUTAZIONE 10/10

 

H.E.