GRÂCE À DIEU (GRAZIE A DIO) del 2018 di François Ozon

“La maggior parte dei fatti, grazie a Dio, sono prescritti” Basato su una triste, quanto inquietante, storia vera, questo film di François Ozon forse rappresenta anche l’apice di una carriera cinematografica assai varia del regista franco belga, in grado di passare con disinvoltura da commedie nere a horror estremi, fino a opere drammatiche e disturbanti proprio come GRÂCE À DIEU. FRANCIA, 2015. Alexandre Guérin è un giovane padre di famiglia, che vive nella zona di Lione. Un giorno andando in chiesa scopre che padre Preynat, il prete che abusò di lui quando era bambino negli scout, è tornato in zona e continua a stare a stretto contatto con i bambini. Di fronte al muro di silenzio e l’omertà fastidiosa dei superiori ecclesiastici di padre Preynat, Alexander decide di riunire le forze con altre due vittime dei suoi abusi, François e Emmanuel, per testimoniare contro di lui e far vincere la giustizia ….Film impegnativo per costruzione e analisi dei fatti, resi crudi in tutto il loro scioccante aspetto, senza mi scivolare nello stile documentaristico teso a raccontare i fatti per come sono stati riportati dalla stampa. Ozon propone una storia multipla, composta da tre visioni differenti, del male ecclesiastico afferente la pedofilia, analizzando il presente condizionato dal passato di tre uomini diversi legati da un amaro filo conduttore, gli abusi subiti in gioventù dal medesimo prete. Il regista dà ampio spazio ad ognuno dei tre in maniera differente, in maniera, lo scopriremo strada facendo, sempre più terrificante per quanto subito e conseguenze annesse. Il primo, Alexandre, convinto cattolico e dalla mentalità aperta, in quanto non nasconde cosa ha subito da bambino anche ai suoi quatto figli. Il secondo, Francois, più istintivo e convinto di punire il più possibile la grande madre chiesa per il silenzio assenso di quanto accaduto loro in passato. Il terzo, Emmanuel, è quello che ha avuto conseguenze più gravi dagli abusi subiti, in quanto soffre di disturbi costanti dopo oltre trent’anni dai tragici eventi vissuti con padre Preynat.Ozon riesce, con estrema lucidità e dosando saggiamente gli eventi narrati, a prendere le distanze da opere illustri già uscite in precedenza e che hanno affrontato il succitato tema delicato della pedofilia ecclesiastica. Non vuole presentare un doc duro e crudo alla MEA MAXIMA COLPA e nemmeno un drama contorto alla LA MALA EDUCATION, ne tantomeno un frenetico drama giornalistico alla SPOTLIGHT (abilmente citato e omaggiato in una sequenza). Il regista vuole mettere al centro di tutto le vittime sopra citate, riuscendo a trasformarle da invisibili a visibili e focalizzandosi sulla loro tormentata vita passata, presente e purtroppo futura, in quanto un male del genere non si può sconfiggere ma solo conviverci per sempre. Per quanto concerne la storia vera, quanto accadrà veramente a padre Preynat lo scopriremo solo dopo due anni dalla realizzazione del film. Una fine inevitabile per quanto visionato ma non scontata. Tra i vari punti estremi della pellicola, dove i racconti di quei inquietanti momenti vissuti dai bambini quanto erano vittime delle attenzioni di Preynat, forse uno dei più raccapriccianti rimane quello, vero, che darà il titolo il film e citato all’inizio: Philippe Barbarin, cardinale e superiore di Preynat, affermerà proprio questa frase infelice durante una conferenza stampa. Il merito maggiore di questo film è di riuscire a scuotere anche lo spettatore più avvezzo all’estremo, in quanto viene messa in luce il coraggio, di aprire un vaso di pandora degli orrori, e la sofferenza delle vittime (in particolare quella di Emmanuel) per quanto subito e soprattutto per quanto infelicemente sepolto dalle cariche ecclesiastiche e dalla società tutta, spesso incapace, ieri più di oggi, di accettare tali atrocità. GRÂCE À DIEU è un film eccezionale, potente e drammatico su un tema ancora oscuro e destinato spesso al silenzio, scomodo per molti ma per fortuna … non per tutti! Da visione obbligatoria! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.

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