GREY GARDENS (1975) di E. Hovde, M. Meyer, A. & D. Maysles

Prendete GUMMO, ‘BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI’ e i film più marci targati John Waters, uniteli e forse vi avvicinerete, a fatica, alle due protagoniste di questo incredibile documentario basato sulla loro disgraziata e degradata vita. In particolare il documentario, con le riprese avvenute nel 1973, descrive la vita quotidiana di Edith Ewing Bouvier Beale e sua figlia ‘Little Edie’, rispettivamente zia e cugina di Jacqueline Kennedy Onassis (fu proprio lei all’epoca a consigliare ai registi di documentare la quotidianità delle sue due parenti), un tempo di classe sociale elevata, che finirono per vivere dagli anni ’60 in poi in condizioni di povertà assoluta a Grey Gardens, una dimora abbandonata poco lontana da New York.
Un tempo meta ambita, la dimora sopra citata, nel 1973 era in condizioni pessime, senza acqua corrente e nella quale vivevano assieme alle due donne (all’epoca Edie aveva 56 anni e la madre 77) otto gatti, diversi procioni (in soffitta) e altri animali indefinibili. Circondate da una foresta di erbacce, simile ad un mare verde, a pochi km dall’oceano, seguiamo le due donne mentre litigano tra loro, cantano e ricordano con nostalgia e rimpianti la vita agiata e nobile di un tempo. Dopo una prima mezz’ora di confusione, tra dialoghi ‘non sense’ e allucinanti scontri verbali tra le due, iniziamo ad apprendere al loro storia. In particolare Edie, la quale farà da cicerone (la madre anziana non si muove quasi mai dal letto) ai registi del documentario sulle diverse stanze della ‘villa’, sul perché indossa veli occasionali in testa, sulla sua quasi cecità e semplicemente sul suo presente disadattato. Dopo la primissima parte di confusionaria presentazione Edie finirà per sfogarsi, in maniera spesso delirante, sulle occasioni perse nella sua vita
(spera sempre di trovare un marito ricco e fuggire da Grey Gradens), mostrando cimeli e foto di famiglia. Una Edie trattata spesso dalla madre come fosse un’adolescente, incapace perfino di cucinare e costretta a vivere sotto l’ombra della madre, una cantante amatoriale da giovane che non esita mai ad umiliare la figlia, incapace secondo lei persino di cantare. Uno dei passaggi centrali più assurdi è una incredibile quasi gara canora tra le due, nella loro camera avvolta in un vortice di sporcizia, rifiuti e gatti e ricordi ammuffiti del passato. Sorvolando sui loro pasti, tra scatole di cibo per gatti e pannocchie cucinate su un fornelletto posizionato sopra il letto), il pezzo forte di quest’opera arriva con il compleanno della madre di Edie. Weirdissimo a livelli assurdi e quasi indescrivibile. Le facce dei due soli ospiti, presumo loro parenti, mentre assistono ai ‘piatti di cibo’ o al luogo ‘addobbato’ per la festa, valgono il prezzo del biglietto.
GREY GARDENS è un’opera delirante e triste, che però non lesina a mostrare anche dei lati umani e amorevoli sotto l’apparenza stravagante ed eccentrica della due donne, le quali nutrono un profondo sentimento di amore e supporto genuino tra loro che raramente è stato catturato in un documentario.
Da questo lavoro è stato tratto anche un film, uscito nel 2009, con Jessica Lange e Drew Barrymore nei panni delle due nobili decadute. Mentre tre anni prima era uscito un secondo documentario che raccoglie solo materiale originale del 1973 scartato da questo lavoro.
Questo è un documentario unico, irripetibile, ironico, amaro ed incredibilmente affascinante, che permette di scavare a fondo, attraverso un viaggio ai limiti dell’onirico ma reale, nella psicologia e umanità di persone cadute rovinosamente in basso dopo un passato agiato, lussuoso e benestante. Strepitoso! VALUTAZIONE 4,5/5

H.E.