GUTTERBALLS (2008) di Ryan Nicholson

GUTTERBALLS, punta di diamante della filmografia di Ryan Nicholson (purtroppo venuto a mancare pochi giorni fa), è senza dubbio il film più celebre del regista canadese (noto anche per gli effetti speciali di serie tv e pellicole note al grande pubblico) e destinato a rimanere tra i più apprezzati del suo cinema selvaggio e grondante sangue.
Una sera, in una sala da bowling alquanto pittoresca e dall’aspetto vintage, una rissa tra due squadre finisce male. Mentre una lascia mestamente la sala, l’altra, composta solo da ragazzi, finisce per assalire una ragazza tornata indietro per recuperare la propria borsa. I quattro finiranno per malmenarla e violentarla pesantemente, anche con l’uso di un birillo da bowling. La ragazza, per evitare ulteriore guai, il giorno successivo non racconta nulla dell’accaduto ai suoi amici, i quali ritornano, inconsapevoli dello stupro subito dall’amica, nel luogo del misfatto pronti per sfidare la squadra avversaria. Con l’inizio della partita però iniziano le misteriosi sparizioni dei componenti uno ad uno, massacrati in maniera brutale da un serial killer, mascherato con una borsa da bowling e armato di appuntiti birilli, auto nominatosi BBK (bowling bag killer) …….<br>Film scorrettissimo (bullismo, omofobia e misoginia senza fine) quasi ai livelli del cinema trash di John Waters (omaggiato alla grande con un travestito che fa più volte il verso alla leggenda Divine), supportato da una colonna sonora degna di un film da oscar e ricco di effetti speciali clamorosamente estremi (evirazioni, gore esagerato, amputazioni selvagge), questo film è una goduria totale. Nonostante la qualità scadente degli attori, la location monotematica e i dialoghi di una banalità allucinante, GUTTERBALLS riesce a rapire e conquistare con la sua genuinità e passione tutti gli appassionati di quel cinema slasher e quasi comico dei primi anni ’80 (e anche dei gialli italiani), povero nel budget ma forte di idee brillanti nei frangenti più estremi. Sarà proprio quel decennio ad essere omaggiato più volte, dai titoli di testa alla colonna sonora, dalle scivolate nel hardcore (con una doppia asfissia combinata di fellatio e cunnilingus allucinante) a macchinari e monitor in stile ‘arcade’ (la lucidatrice delle palle è strepitosa), che riescono a dar vita a situazioni e frangenti a dir poco assurdi, sopra le righe ma sempre piacevolmente accattivanti e mai banali.
Parte finale, non poteva essere altrimenti, che finirà in un tripudio di sangue e frattaglie umane degno dei migliori film horror estremi indie degli anni 2000. Ringraziando con tutto il cuore il lavoro di un regista, scomparso troppo presto, appassionato come pochi del cinema indie più estremo, valutiamo questo suo balordo e violentissimo film con un 3,5/5

H.E.