HAPPINESS (1998) di Todd Solondz

Il capolavoro assoluto ed opera più inquietante di Todd Solondz, uno dei registi più bravi a scoperchiare e mostrare sullo schermo debolezze e desideri più macabri, cinici ed oscuri presenti nell’animo (dis)umano .
Raramente un film ti afferra così forte per la gola, costringendoti a sorrisi amari e nodi alla gola in contemporanea per oltre due ore filate senza sosta e dove la noia non è contemplata nemmeno per un secondo. Suicidi, omicidi efferati, pedofilia, tradimenti, violenza estrema, solitudine, stragi sognate, bugie, cinismo e tantissimo altro, sono le tematiche nere che accomunano una famiglia americana, con annessi figlie e generi, e loro vicini di casa.
New Jersey. Seguiamo le vicende apparente sconnesse ma poi collegate delle tre sorelle Jordan. Joy è alla ricerca della felicità e per questo lascia il suo compagno, il quale si suiciderà per colpa sua, ed il lavoro. Crede di avere finalmente soddisfatto le sue aspirazioni quando incontra Vlad, un tassista russo emigrato. Trish è sposata con Bill, uno psichiatra di cui non conosce le tendenze pedofile. Helen è invece una scrittrice di successo in crisi di identità. I genitori delle tre sorelle, oramai in pensione, in procinto di separarsi. Ad arricchire il tutto Allen, il vicino di casa di Helen, un molestatore telefonico che sogna di stuprare Helen ma a sua volta è l’ossessione di un’altra vicina di casa, robusta e con tendenze omicida …..
Difficile, se non impossibile, racchiudere in poche righe la moltitudine di eventi inquietanti, dialoghi disturbanti e situazioni da mal di pancia presenti in questa pellicola. Gelosie ed invidie tra sorelle, oscuri segreti nelle mura domestiche, predatori sessuali insospettabili, desideri sessuali repressi, paura di non crescere, consapevolezza di aver fallito ed inconsapevolezza di essere sempre l’oggetto del desiderio di qualcun’altro, saranno le basi e la visione amara e spietata della famiglia borghese occidentale di fine secolo scorso. La quale lotta per apparire all’esterno una famiglia da ‘mulino bianco’, bensì più lotta per esserlo e più finisce per mostrare alla lunga il suo vero volto.
Ad accompagnarci in questo viaggio familiare autodistruttivo, una serie di sequenze e situazioni perennemente al limite, che rischiano più volte di essere uno specchio impietoso della nostra anima più nera, in quanto ognuno di noi possiede segreti inconfessabili nascosti e mai velati.
Tra sperma usato come colla per le cartoline appiccicate al muro, descrizioni di mutilazioni umane sconvolgenti, dialoghi padre figlio da oscar dell’estremo, HAPPINESS è quanto di più lontano si possa immaginare dalla felicità, cercata con sforzi disumani nella pellicola dai nostri protagonisti e comprimari, la quale finirà inesorabilmente per diventare una triste utopia.
Nel 2009 vedrà la luce il seguito di HAPPINESS, ‘Life During Wartime’, sempre di Solondz ma con attori diversi ma medesimi personaggi. Una visione, meno estrema ma sempre inquietante, fondamentale se avete amato/odiato questo film.
HAPPINESS è una delle opere più malate, estreme ed inquietanti di sempre, capace di farci vomitare e sorridere (sempre a fatica) allo stesso tempo. Merita, senza esitazione alcuna, il massimo dei voti! VALUTAZIONE 10 e lode!

 

H.E.