HEAVENLY CREATURES (CREATURE DEL CIELO) del 1994 di Peter Jackson

Dopo le follie degli esordi (apprezzatissime dal popolo estremo) con pupazzi volgari e splatter casareccio a cascate (MEET THE FEEBLES, BAD TASTE, BRAINDEAD), e prima del successo planetario con la saga de IL SIGNORE DEGLI ANELLI, Peter Jackson regalava a tutti noi forse la sua opera migliore, cupa e drammatica, senza rinunciare ad una visione fantasy e fantastica mai così congeniale e funzionale in un’opera destinata a colpire allo stomaco.
La pellicola trae ispirazione da un fatto di cronaca nera, avvenuto in Nuova Zelanda nel 1954, venuto prepotentemente alla ribalta all’uscita di questa pellicola.
Christchurch in Nuova Zelanda, 1954. La giovane Pauline Parker, di famiglia popolana, vive un’adolescenza aspra ed inquieta, in scontroso attrito con la madre Honora e priva di rapporti affettivi con i familiari. Ricevuto in dono per Natale un diario, vi si rifugia come ad unica alternativa all’ambiente monotono e deprimente, riservandosi le sue bizzarre fantasie di quindicenne. Iscritta ad una scuola superiore di Christchurch, in cui vige una disciplina di tipo militare e nella quale spadroneggia un corpo insegnante di donne arcigne ed acide, vi conosce Juliet Hulme, un’inglesina benestante, in ritardo con gli studi per motivi di salute, che la colpisce per la sua arroganza provocatoria e con la quale stringe ben presto un’amicizia esclusiva, trovando negli atteggiamenti e nel linguaggio insolente di costei una piena consonanza con il proprio temperamento ribelle ed il completamento della propria indole negata alla comunicazione, chiusa e torva. Il mondo fantasioso di Pauline diventa il mondo di Juliet, un irreale castello medioevale, popolato di guerrieri, principi e principesse, che le due materializzano plasmando statuine di plastilina e facendole protagoniste di storie complicate, che isolano sempre più le due ragazze dalla realtà. L’amicizia tra le due ragazze assume frattanto toni sempre più devianti, morbosi ed equivoci, fino a diventare pericolosi per chi cerca di ostacolarla …….
SPOILER
Il titolo ‘Creature del cielo’ è un verso ripreso da una poesia di Juliet Marion Hulme, nota ai più con il pseudonimo di Anne Perry, celebre scrittrice di gialli e soprattutto per il succitato fatto di cronaca nera che culminerà con il finale aspro e amaro del film di Jackson. In particolare Anne/Juliet fu condannata per aver partecipato all’omicidio della madre di una sua amica; l’autrice cambiò il proprio nome dopo aver scontato 5 anni di prigione per aver partecipato all’omicidio della madre dell’amica Pauline.
CREATURE DEL CIELO non fu il primo film ad ispirarsi alle loro gesta. ‘Mais ne nous délivrez pas du mal’ di Joël Séria, pur prendendo spunto da Pauline e Juliet, è un film meno drammatico e forte emotivamente di quello di Jackson, in quanto punta sulla malizia delle giovani ribelli provocanti, finendo per diventare un piccolo cult per l’epoca ricco di film provocanti e controversi. FINE SPOILER
Dopo l’inizio shock Jackson ci catapulta sulla costruzione perfetta dei caratteri e personalità delle sue ragazze, con i loro desideri e sogni proibiti, finendo per mantenere costante una narrazione vertiginosa, spesso frenetica, che galleggia continuamente tra follia fantastica, amicizia morbosa e sofferenza umana, destinate a sfociare in un atto estremo inevitabile. Le prove delle due protagoniste rimane ancora oggi uno dei debutti più folgoranti, in particolare quello della Kate Winslet nei panni di Juliet, una forza trainante, magnetica ed esplosiva travolgente. Per quanto concerne regia, colonna sonora, fotografia e scenografie, siamo su livelli cinematografici altissimi, per un opera che riporta alla memoria, grazie a visioni stupefacenti e sorprendenti, in un colpo solo tutto il cinema fantastico degli inizi del ‘900, da quello del visionario Georges Méliès a ‘The Wizard of Ozed’ di Victor Fleming, specchio delle fantasie infantili di Juliet e Pauline, finendo poi per scivolare con estrema abilità nel loro abisso drammatico, maniacale e distruttivo. CREATURE DEL CIELO è un dramma che non rispetta i canoni del genere e un fantasy che ne stravolge le linee guida (in quanto destinato solitamente ad un pubblico non adulto), portando così la pellicola di Jackson ad isolarsi in un proprio contesto nuovo, proprio come quello immaginario delle due protagoniste, unico e singolare, lontano dal tempo e dello spazio ma non privo, come vedremo, di drammatiche ripercussioni sulla realtà. Capolavoro!! VALUTAZIONE 10/10

 

H.E.