HER NAME WAS TORMENT II: AGONY (2019) di Dustin Mills

Dopo una lunga gestazione finalmente nel 2019 ha visto la luce il secondo capitolo dedicato alla serial killer ‘Torment’, grazie ad un Indipendentissimo lavoro costato (grazie al crowdfunding) solo $ 6.000. Per chi è avvezzo al cinema estremo targato Mills, sa di trovarsi di fronte a prodotti che rispondono al concetto di ‘minima spesa massima resa’, dove a brillare sono effetti speciali artigianali grondanti sangue e forti di un erotismo al naturale (con bellezze lontane dagli stereotipi estetici dei tempi moderni, onnipresenti nelle pellicole di registi come Adam Ahlbrandt, Scott Schirmer e Arthur Cullipher), situazioni bizzarre e filtri visivi che ricordano con passione il cinema horror indie degli anni ’80 e ’90 più spregiudicato.
Se il primo HER NAME WAS TORMET non risultò uno dei suoi lavori più riusciti (ad oggi APPLECART rimane il suo film migliore e più originale), le potenzialità per esplodere in un secondo e successivo capitolo c’erano tutte.
La serial killer Torment si trova in un ospedale criminale, sotto le cura di un dottore che cerca di entrare nella mente della sua particolare paziente. il dottore sospetta che Torment abbia commesso gli omicidi assieme ad una complice, nominata in sogno da Torment e che risponde al nome di Agony. Vengono così ripercorse nella sua mente le torture inflitte, gli efferati omicidi e le aberrazioni necrofile compiute assieme alla sua compagna …. vera o immaginata!
Trama contorta e confusa, dove la prima parte (più che discreta e caratterizzata da torture aberranti ai danni di uomini e donne) e la seconda (caratterizzata dalla necrofilia, meno convincente e che mira troppo ad citare il celebre NEKROMANTIK), sembrano appiccicate per forza e slegate tra loro, quasi fossero due cortometraggi robusti assemblati in momenti diversi. Se la storyline lascia parecchio amaro in bocca, a brillare, oltre alle maschere inquietanti di Tormet e Agony, sono le torture caratterizzate da gore, scarnificazioni corporee, devastazioni vaginali e violenza estrema senza fine. Scene forti rese grandi da effetti speciali di prim’ordine targati Marcus Koch, celebre effettista e regista nel panorama indie americano (suoi il delirante punk movie ROT, il torture AMERICAN GUINEA PIG: BLOODSHOCK ed il gore movie con il clown assassino 100 TEARS).
HER NAME WAS TORMENT II: AGONY poteva e doveva (considerati i lavori precedenti di Dustin Mills) osare di più in termini di trama e psicologia delle serial killer proposte Torment e Agony. Alla fine ci si ritrova con un prodotto estremo piacevole (e apprezzabile per gli gli amanti dell’ultra gore e torture ‘old school’) ma per nulla memorabile nel panorama horror indie attuale. VALUTAZIONE 2/5

H.E.

links: FACEBOOK INSTAGRAM LETTERBOXD IMDb TRAILER + link VOD