HIGH PLAINS DRIFTER (Lo straniero senza nome) del 1973 di Clint Eastwood

Clint Eastwood, reduce dal grande successo mondiale nel ruolo di protagonista di DIRTY HARRY di Don Siegel, si cimenta alla regia (nel suo secondo lavoro dietro la macchina da presa) nel western, genere che lo aveva lanciato nel decenni precedente il nostro mai dimenticato Sergio Leone. HIGH PLAINS DRIFTER, noto da noi con il titolo LO STRANIERO SENZA NOME, è tritolo puro, forse ancora un diamante grezzo dal punti di vista tecnico ma devastante e nerissimo nel raccontare una storia di frontiera pura, cruda e feroce, con Eastwood assoluto protagonista, freddo, glaciale e spietato come non mai nel far rispettare la legge della giustizia degli uomini. 
XIX secolo, selvaggio west americano. In un piccolo villaggio nei pressi di un lago e di una miniera, giunge uno straniero senza nome, misterioso e dall’aspetto minaccioso. Dopo aver freddato tre cittadini che lo avevano provocato, viene ingaggiato dalle autorità locali per difenderli dall’imminente attacco di tre fuorilegge appena usciti di prigioni, i quali desiderano vendicarsi dei cittadini colpevoli di averli incastrati ingiustamente. Lo straniero senza nome, dopo aver anche stuprato una donna del posto, accetta in cambio di beni e denaro la proposta di uccidere i tre fuorilegge qualora si presentassero nuovamente nel piccolo villaggio. Ben presto però verranno a galla dei fatto macabri avvenuti poco tempo prima nel villaggio (che coinvolsero i tre fuorilegge e l’ex sceriffo locale) che finiranno per scatenare una reazione a catena e che porterà, assieme alla presenza indigesta del pistolero senza nome, ad inferno di piombo, sangue e dolore nel paese tutt’altro che pacifico ………<br>Se qualcuno all’epoca si aspettava un purissimo ‘spaghetti western’ alle Leone o Corbucci evidentemente sarà rimasto deluso. HIGH PLAINS DRIFTER è un thriller feroce, dove i frangenti più simpatici servono solo a fare da cuscinetto a scene cruente e durissime, dove la violenza e la legge del più forte caratterizzano al meglio l’epoca nella quale sono ambientate. Non solo piombo e sparatorie selvagge, saranno le fruste le armi più letalil e micidiali della pellicola, che scorticheranno pelle e anima del malcapitato di turno, tormentando però l’anima di altri, gridando poi giustizia e vendetta senza esclusione di colpi. Se l’allora quarantatreenne Clint dimostra ancora una volta di essere una figura nata per il cinema western, essendo un vero pistolero senza macchia, paura e incertezze, il contorno è fantastico. Location quasi sempre la stessa (geniale la tinteggiatura di colore rosso nel finale, a simboleggiate un paese avvolto nel peccato e colpevole della propria vergogna miseramente nascosta) e personaggi di contorno azzeccati e congeniale ad una storia misteriosa e quasi horror come questa. Dal nano Mordecai, amico di Clint nel film, allo spietato criminale Stacey Bridges, interpretato dal grandissimo Geoffrey Lewis, e tutti gli altri, si entra a meraviglia in universo western duro come la pietra dove si muore anche solo per un cavallo o una bottiglia di whisky. 
Se la pellicola intrattiene a dovere, regalando perle di saggezza ad ogni occasione, il finale è un vero capolavoro. Inquietante ma tremendamente efficace, dove la figura dello straniero senza nome diventerà da grande a gigantesca, soprattutto nella versione in lingua originale (differente da quella tradotta in italiano). Un western estremo tra i migliori e più originali degli anni ’70, nonostante la semplicità della trama ed una colonna sonora non proprio eccelsa, con un Clint Eastwood monumentale sia nelle vesti di attore protagonista che di regista! Assolutamente da rivedere, se possibile, in lingua originale!! VALUTAZIONE 4/5

H.E.